“Il caso W.” al Teatro Astra di Torino
Claudio Morganti riapre il caso Woyzeck presiedendo il processo-farsa mai scritto da Buchner
“Questo spettacolo non è il Woyzeck di Büchner. Infatti si intitola Il Caso W. È dunque un testo originale da cui prende forma uno spettacolo autonomo. È uno spettacolo ibrido ad alto tasso di commedia. Una commedia italiana. Dunque i nostri riferimenti “processuali” sono: Un giorno in Pretura (sia la trasmissione televisiva che il film di Steno), ma anche Altri Tempi di Blasetti o Divorzio all’italiana di Germi. Ma Woyzeck c’è. C’è e affoga. Affoga la sua tragedia nella commedia. Dimenticavo: a tratti vi si affaccia la farsa. Buon divertimento.”
L’excusatio non petita che accoglie lo spettatore sin dalla biglietteria del teatro e che non può che suscitare immediatamente, quasi automaticamente, l’accusatio manifesta dello spettatore, è soltanto la prima dichiarazione-provocazione che Claudio Morganti lancia per sgombrare subito il campo da ogni possibile fraintendimento. La sua ammissione di colpevolezza, “non aver fatto il Woyzeck” (che pure Morganti ha esplorato e messo in scena più volte approfondendo il testo di Büchner come pochi altri), equivale in realtà allo svelamento del colpevole all’inizio di un giallo, con l’obiettivo di liberare il lettore, in questo caso lo spettatore, da ogni ricerca di riferimenti rispetto al testo originale per abbandonarsi invece a ciò che accadrà in scena. Un colpevole, in realtà per il momento ancora un imputato, in verità ci sarebbe. È Woyzeck infatti ad aprire e chiudere la rappresentazione (termine non casuale: in presenza di Claudio Morganti il termine “spettacolo” deve essere infatti maneggiato con particolare cura…).
Accusatio, colpevoli, imputati… Ci troviamo non a caso a essere, partecipi del processo che Johan Christian Woyzeck subì per l’omicidio della sua amante e di cui in realtà Georg Büchner non scrisse mai nel suo Woyzeck. Fu un giudizio assai controverso, in cui si dibatté per la prima volta di “capacità di intendere e di volere” e che si concluse in modo che apparve “pilotato” e piuttosto scandaloso con la condanna a morte dell’imputato. Morganti costruisce perciò la scena come un’Aula di Tribunale. Il Regista, nella sua visione, è prima di tutto questo: un inventore di forme di spettacolo in cui possa insinuarsi, e lì esplodere, o “microesplodere”, a tratti, inaspettatamente, il Teatro. Lo spettacolo come veicolo, il Teatro come scoperta. Questa fondamentale distinzione gli è valsa un Premio UBU, anche se da sempre lo rende eccentrico e forse un po’ alieno rispetto al main stream teatrale italiano. Alieno, proprio come W. in quell’Aula. Woyzeck, come dichiarato, c’è. Ma è solo la sua iniziale, W., un “caso”… È presente fisicamente, c’è nelle ricostruzioni dei testimoni o quando chiede di rilasciare dichiarazioni spontanee, ma in realtà non è davvero lì. Di spalle, accanto al suo Avvocato (Difensore?), è come se fosse trasparente, in qualche modo alieno rispetto al processo in corso, così come forse alla sua stessa vita. Alieni, in qualche modo, ma profondamente “reali” e addirittura come dichiarato all’inizio profondamente “italiani” sono tutti i personaggi: il goloso e canterino rappresentante dell’Accusa (Gaetano Colella), l’apparentemente rigido, come il collare che porta, ma sempre disponibile a serate danzanti Avvocato Difensore (Francesco Pennacchia), e i tanti testimoni improbabili e perciò credibilissimi tra cui si segnalano la tremebonda Cate (Isadora Angelini) e i portentosi Gianluca Stetur e Paola Tintinelli in un doppio ruolo “a specchio” che li vede insieme in scena in due testimonianze divertenti e sorprendenti. A dirigere il tutto un Morganti Giudice grottesco, dalla cui toga spuntano le fantasie della camicia “pop” di uno che non vede l’ora, come gli altri, di lasciare quell’aula-palcoscenico e dedicarsi ad altro, alla vita vera, la propria…
E la vita, come questo processo, è una farsa che finisce con una condanna già scritta.
In scena al Teatro Astra di Torino fino al 19 gennaio 2020.
“Il Caso W.” di Rita Frongia, regia Claudio Morganti, con Isadora Angelini, Gianluca Balducci, Gaetano Colella, Massimiliano Ferrari, Rita Frongia, Claudio Morganti, Francesco Pennacchia, Luca Serrani, Gianluca Stetur, Paola Tintinelli
A. B.