IL CASELLANTE all’Arena del Sole di Bologna
Trasposizione teatrale del racconto di Camilleri, portata in scena dal 9 al 12 febbraio all’Arena del Sole di Bologna dal regista Giuseppe Dipasquale, Il Casellante è ambientato a Vigata, luogo inventato dallo stesso scrittore, rappresentazione di un modo di essere e ragionare prettamente siciliano. È un racconto delle trasformazioni del dolore, della maternità e della guerra ma anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista della Sicilia degli anni Quaranta.
La scenografia è essenziale e simbolica, la casa di Nino (Mario Incudine) e Minica (Valeria Contadino) è rappresenta semplicemente da un tavolo e alcune sedie; al centro del palco l’idea della ferrovia viene resa mediante un antico carro ferroviario a pedali mentre un vecchio seggiolone rappresenta il negozio da barbiere. Nel secondo atto, infine, domina la scena un albero che è il sogno di Minica, quello di trasformarsi in albero, quando, sconvolta dalla violenza subita, impazzisce e desidera trasformarsi in pianta per poter generare un frutto. Questa similitudine con la dea Dafne è un chiaro richiamo al mondo mitologico di Camilleri che prende dei personaggi reali e li trasfigura nella sua grande fantasia di narratore. Inoltre, è originale la lingua usata dal narratore che ricalca una divertita sinfonia di parlate, una sicilitudine fatta di neologismi, di modi d’uso dialettali trasportati in italiano.
Foto di Antonio Parrinello
L’attore Moni Ovadia, voce narrante, nel corso dello spettacolo appare molto versatile in quanto interpreta vari ruoli: il barbiere, il ferroviere che commette violenza sessuale su Minica e la mammana. Mario Incudine interpreta molto bene il ruolo del protagonista soprattutto risulta convincente nel ruolo del cantante delle ballate di cui è autore e che esegue dal vivo con l’apporto di Antonio Vasta e Antonio Putzu (in scena in qualità di avventori o carabinieri). La musica, originale, che fa da colonna sonora a Il Casellante comprende brani tradizionali e qualche inno dell’era fascista riciclato in polka o mazurca.
Il vivace suono del mandolino accompagna immagini drammatiche: i vari bombardamenti, emblematici episodi della seconda guerra mondiale, la violenza sulla donna e una maternità tragicamente negata che porterà Minica, interpretata da Valeria Contadino con una tale intensità da far rabbrividire, sull’orlo della pazzia poiché la poveretta, dopo aver perso il bambino quindi vistasi negare il suo desiderio di maternità, si trasforma in pianta per evidenziare il suo desiderio di cambiamento che la porti, nonostante le violenze subite, ad avere un frutto (un figlio). Questa scena simboleggia anche la speranza di un futuro migliore per la società che, attraverso la trasformazione, porti gli individui a convivere pacificamente, in maniera libera e rispettandosi gli uni con gli altri.
La regia di Giuseppe Dipasquale amalgama bene la parte recitata con quella cantata con musiche dal vivo, un cast che ci racconta una Sicilia antica e moderna insieme, un affascinante mix di lacrime e risate.
Marianna Tota
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