Il cantautore Zedr, tra “Polvere” e “Quello che non luccica” – L’intervista
Zedr, nome d’arte di Luca Fivizzani, è un cantautore originario di Monza, ma fiorentino di adozione; ha pubblicato nel 2014 il suo primo disco, “Superstiti”, per l’etichetta Kaleido, vincendo nel 2016 il premio Pasinetti nella sezione Hard Rock Cafè come miglior video per la canzone “Amore in erosione”. Nel 2018 Zedr inizia a scrivere il nuovo album grazie all’incontro con il chitarrista Giulio Peretti e il produttore Samuele Cangi. I primi due singoli, usciti nel 2020, sono “Polvere” e “Quello che non luccica”. Abbiamo fatto qualche domanda a Zedr per andare più a fondo nella sua musica.
In “Polvere” usi versi con immagini interessanti, come il mondo che si accartoccia, la trasformazione del dolore in virtù e il sole che sembra meno tremendo, sono tutte metafore della società odierna? Come è nata questa canzone?
Sì esattamente, quasi tutti i testi delle mie canzoni si muovono su metafore ben precise. “Polvere” parla di una società distopica in cui a livello mondiale crollano tutti i poteri forti e la sola salvezza dell’umanità potrebbe essere quella di trasformare il proprio dolore in una virtù, in quello scalino che le fa comprendere che nulla è perduto e che tutta la forza risiede nell’uomo, nella sua capacità di adattamento, abituare i propri occhi anche a guardare la potenza del sole in faccia.
In “Quello che non luccica” canti “quello che non luccica nessuno lo vedrà”: ha a che fare con il detto “non è tutto oro quello che luccica”?
Sì, la si potrebbe considerare una licenza poetica di quel detto. La canzone parla dell’ossessione per la propria immagine scaturita dallo smodato utilizzo dei social. Una caratteristica tipica del nostro tempo e l’illusione come dico anche nel testo, è di essere “sempre più connessi, più visibili del sole, tanto più vicini quanto distanti”.
Qual è il tuo processo creativo per scrivere canzoni?
Questa è una bella domanda, spesso faccio dei sogni, in cui sento delle canzoni ma questo mi accade fin dall’adolescenza, quindi ho insegnato al mio cervello che quando accade mi devo svegliare per appuntarmele. Una volta tenevo sul comodino un registratore portatile ma oggi ovviamente uso il cellulare. E anche durante il giorno, magari mentre cammino per strada, mi vengono in mente delle melodie che mi appunto registrandole. Per i testi il processo è simile, mi vengono in mente delle frasi durante la giornata e me le appunto dove posso, anche sugli scontrini! Poi ci sono dei giorni in cui faccio il punto di tutto questo e da questi spunti scrivo le canzoni. Con me non funziona chiudermi in una stanza in maniera programmatica per comporre, ci ho provato in passato ed è stato un flop.
Quando Luca Fivizzani è diventato Zedr?
Quando ha deciso di essere se stesso! Ho perso troppi anni dietro a sedicenti produttori che mi mettevano in stand-by in attesa di tempi migliori e che soprattutto prendevano le mie canzoni e ne facevano prodotti pop da poter rivendere. Ho sempre sofferto della mancanza di libertà nel mio lavoro, tutta la mia passione e cultura musicale venivano sempre messe in secondo piano, spesso venivo addirittura tacciato. Poi un giorno mi sono detto basta, è arrivato il momento di fare un disco anzitutto per me stesso e di venir fuori per quello che sono sempre stato.
Quando è prevista l’uscita del tuo album “Futuro nostalgico”? Come lo descriveresti?
L’uscita di “Futuro nostalgico” è prevista per l’inizio dell’autunno. È l’album che meglio incarna il concetto musicale di PsychoCowboy: un incontro fra Country, Western, Surf e Psichedelia Pop.
Da “Superstiti” a “Futuro Nostalgico”, quale crescita senti, se la senti, tra i tuoi due album?
Musicalmente sento una grande crescita, l’addio definitivo al pop raffinato che mi ha caratterizzato in passato, in ragione di un sound che fa realmente parte di me e della mia cultura. Anche per quanto riguarda i testi, “Superstiti” era un disco intimo, che parlava della difficoltà nei rapporti interpersonali, mentre “Futuro nostalgico” è un disco che affonda a piene mani nei problemi sociali che affliggono la contemporaneità.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
L’uscita del terzo singolo con relativo videoclip e la partenza delle date di supporto all’uscita del disco, alle quali vi aspettiamo tutti a braccia aperte!
Con chi ti piacerebbe dividere il palco per un concerto?
Dividerò la risposta fra artisti italiani e non, di italiani Braschi, Bugo, Samuel e soprattutto Ghemon! Fra gli artisti stranieri sicuramente (e qui sogno ancora di più) Ryan Adams, Chris Isaak, Orville Peck!
Roberta Usardi