Il cantautore Davide Nicosia e il suo nuovo singolo “Di.Stanza” – L’intervista
Lo scorso 15 aprile è uscito “Di.Stanza”, il nuovo singolo di Davide Nicosia, un cantautore che nel 2020 ha pubblicato su Spotify già due singoli, “Rinascimento” e “In un modo o nell’alcol”; gli abbiamo fatto qualche domanda in occasione di questo singolo scritto in questo periodo di reclusione.
“Di.Stanza” è nata durante la quarantena o ci stavi già lavorando prima?
È nata in questo periodo in cui siamo tutti a casa, un periodo di forte creazione e fermento artistico. L’ho scritta perché la mia ragazza qualche settimana fa è andata a Milano ed eravamo rimasti che ci saremmo visti entro breve, ma poi è successo quello che è successo, quindi ci siamo trovati a distanza senza poter scegliere, chissà ancora per quanto tempo. Ho tentato così di scriverci qualcosa molto spontaneamente ed è uscito “Di.Stanza”.
Il brano ha molti spunti positivi: la lontananza ha fatto realizzare molte cose, come le abitudini che hai iniziato ad apprezzare proprio quando non ci sono più: “cercami in quella stanza vuota delle abitudini, che odiavo fino a quando non ti ho conosciuta ed ho scoperto che mi piacciono alla fine”.
In realtà mancano, spesso se ne vede il lato negativo, senza calcolare che poi effettivamente noi viviamo le abitudini con la famiglia, gli amici, e non sono del tutto negative. Questo lato delle abitudini è bello. Si sta sempre un po’ distanti dalle abitudini perché si pensa che possano fossilizzare e galvanizzare l’uomo, in realtà dipende, alcune ti fanno stare bene, come in questo caso.
Una curiosità, in “Di.stanza” citi nel ritornello i Cigarettes after Sex, li ascolti davvero?
Sì, mi piacciono molto, ho ascoltato il loro ultimo album, avrei voluto vedere il loro concerto a Milano lo scorso anno, ma purtroppo non è stato possibile. Il mio brano preferito è “Sweet”.
Hai iniziato da poco a pubblicare singoli su Spotify, mi chiedo se li raggrupperai tutti?
Può essere, in questo momento sto valutando anche il susseguirsi delle cose, quindi è probabile che i singoli possano essere raggruppati in un EP pian piano nel tempo, però il progetto attuale è di lanciare più singoli possibile, perché c’è molto materiale, poi il mercato della musica è cambiato, oggi gli ascoltatori vogliono sempre musica nuova, vogliono ogni mese che gli artisti facciano uscire qualcosa di nuovo ed è giusto che sia così. I dischi non si vendono più, ma la musica in streaming su Spotify e le piattaforme digitali rimangono.
Quindi stai lavorando già a un nuovo singolo per maggio?
Sì, sto lavorando con tutto il team, capendo l’opportunità di farlo uscire entro maggio e organizzando la promozione.
Le copertine di “Di.Stanza” e di “In un modo o nell’alcol” sono molto belle, disegni molto originali e divertenti, li fai tu?
Questi disegni sono di una mia collaboratrice che si chiama Sophie_art96, molto brava, con lei abbiamo fatto questo progetto di prendere le opere rinascimentali e modernizzarle, come Amore e Psiche, con elementi moderni. Sarà un filone che continuerà per qualche altro brano, mi piace molto. Nella copertina di “Di.Stanza” abbiamo ripreso alcuni elementi grafici di quella di “In un modo o nell’alcol”.
Ho visto che sei anche un attore, un artista, che spazia in più campi, ma qual è il tuo primo amore?
In realtà li vedo insieme, sono molto creativo anche dal punto di vista della recitazione, anche lì ci metto molta creatività. Di solito l’attore è visto come uno che recita un copione, in realtà un attore deve essere innanzitutto un creativo, io ho studiato all’Accademia Beatrice Bracco a Roma, che è stata l’insegnante di Tognazzi e di altri grandi, ora lei non c’è più, ma al suo posto c’è una sua collaboratrice. Ho ricordi bellissimi con lei, ci ha insegnato in primis a stare bene con noi stessi e poi a fare gli attori. L’attività di studio che continuo a fare la faccio anche nella musica e non distinguo le due cose, le vedo molto simili. Un giorno mi piacerebbe recitare in un video di una mia canzone.
In “Rinascimento” fai una riflessione importante sul mondo dello spettacolo: “Abbiamo smesso di pensare noi vogliamo solo fare e vivere nella mediocrità, non ci interessa niente se non siamo noi stessi al centro della gravità”.
Sì, perché oggi è un po’ tutto un prodotto, si tende a emulare il prossimo e a fare quello che fanno tutti. La cosa che dovrebbe fare un artista, anche se è difficile, è non farsi influenzare, perché l’originalità è importante, soprattutto oggi che di cantanti ce ne sono tanti quante sono le pizzerie a Napoli ed effettivamente bisogna differenziarsi, poi il resto viene da sé.
Tu autoproduci i tuoi singoli?
Attualmente ci sono persone che mi stanno seguendo, ma non ci sono etichette, anche per una scelta mia personale, c’è solo una distribuzione. Adesso stiamo studiando come strutturare il tutto, mi piacerebbe veramente avere solo qualcuno che mi segue e una distribuzione va più che bene. Per il resto, con internet siamo capaci di arrivare a tutti senza bisogno di nessuno.
Una volta passata l’emergenza si tornerà a suonare dal vivo, tu hai pensato con quale formazione ti esibirai dal vivo?
In realtà ora siamo fermi su questo punto di vista perché stiamo lavorando più sulla produzione dei singoli, ho un bel rapporto con il palco grazie al teatro e grazie ai villaggi turistici che ho fatto per circa otto anni, quindi stare sul palco e coinvolgere mi piace molto, non sto avendo la possibilità di farlo perché ora è così, ma sicuramente conto di fare concerti in giro e manifestazioni utili alle persone che ne hanno bisogno, io sono molto sensibile alle tematiche sociali.
C’è qualche artista di adesso che ti piace particolarmente che ti stimola, ti ispira, con cui vorresti collaborare?
Io sento poca musica del momento, fosse in vita mi piacerebbe parlare con Rino Gaetano di qualcosa, farmi una bella chiacchiera con lui. Sicuramente mi ha influenzato Pino Daniele, la musica blues americana, il funk di Marvin Gaye. Attualmente ciò che sto ascoltando è Tame Impala, pop british molto forte, sound molto bello, con un’atmosfera simile ai Jamiroquai, ma molto più sperimentale.
Roberta Usardi
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