Il bianco e nero di Josef Koudelka in “Zingari”
“Zingari” di Josef Koudelka è un libro di 109 fotografie in bianco e nero (Contrasto, pp. 240, euro 26,90). “Zingari”, in edizione tascabile, è la versione aggiornata del celebre titolo Cikáni (termine ceco per “zingari”) preparato da Josef Koudelka e dal grafico Milan Kopřiva nel 1968 e presenta due nuovi testi firmati da Stuart Alexander e Will Guy.
L’ottuagenario fotografo cecoslovacco riesce a dare un nuovo impatto a un titolo che aveva già segnato la storia della fotografia. Cambiando la struttura del volume, il fotografo ha il potere di interagire con il lettore. “Zingari” presenta tutte le immagini a destra, delle stesse dimensioni e con pagina bianca a fronte, impedendo così la giustapposizione delle fotografie e aprendole ancora di più all’interpretazione. Questo progetto cambia e prende vita nelle nostre mani costringendoci a ruotare il libro nell’osservazione di immagini verticali e orizzontali. Koudelka utilizza un grandangolo da 25 mm per scattare in spazi ristretti e usa una pellicola molto veloce, che tratta in modo da ottenere la massima sensibilità alla luce.
ll progetto fotografico è frutto della visione personale di Koudelka; l’attrazione per gli zingari arrivò dalla musica gitana, quando ancora lavorava come ingegnere aeronautico e la fotografia era solo una passione. Cominciò a visitare gli insediamenti degli zingari e a fotografarli cercando di cogliere con l’obiettivo il fascino della loro cultura, il significato delle loro vite, la loro umanità profonda. Alcune fotografie ritraggono persone nel vissuto quotidiano e dimostrano una grande spontaneità e disponibilità nel mettersi in posa da soli. Koudelka trascorse infatti moltissimo tempo con loro tanto da guadagnarsi la loro fiducia. Gli zingari cecoslovacchi, a un passo dalla fine, costretti politicamente all’assimilazione alla società moderna, appaiono in queste immagini con una potente carica drammatica, come affermato dallo stesso autore, in quarta di copertina, “sono sempre stato attratto da ciò che giunge alla sua fine, che presto sparirà.”
Il libro è suggestivo e offre una nuova riflessione su un popolo e sulla loro condizione, ancora molto contestata e che ha ancora molto da raccontare.
Massimiliano Viola