“Il Barbiere di Siviglia” inaugura la Stagione 2023 del Teatro Regio di Torino
Una serata elegantemente sabauda, classica, sobria che ha visto seduti l’uno accanto all’altro storici abbonati e nuovi giovani avventori del Teatro. Un Regio che riparte appieno dopo due anni di interruzioni intermittenti dovute al covid, commissariamenti, cambi ai vertici della Fondazione, ingenti lavori di ammodernamento e manutenzione delle strutture tecniche e del palcoscenico che negli ultimi mesi hanno costretto il Teatro a trovare palchi alternativi.
“Il Barbiere di Siviglia”, tra i titoli più amati dal pubblico, dai critici e dalle direzioni artistiche dei teatri, è capace di garantire platee piene e unanimi successi. Un titolo sicuro, scelto dal Teatro Regio di Torino per inaugurare la stagione “Passaggi” 2023, seguirà fino a giugno Aida, Il Flauto Magico, La Figlia del Reggimento e Madama Butterfly.
Un titolo, si diceva, affidabile e apprezzato, ma non semplice. Ed ecco il primo elemento fondamentale di questo imperdibile (sic!) Barbiere: il maestro Diego Fasolis – riconosciuto interprete del repertorio del Settecento e del primo Ottocento – torna al Regio con un’interpretazione storicamente ragionata della celebre partitura rossiniana garantendo la giusta attenzione agli elementi che la particolareggiano e che la continuano a rendere tra i titoli più rappresentati nel mondo. I professori dell’Orchestra hanno nuovamente dimostrato la particolare competenza esecutiva e l’ottima sintonia con il Direttore Fasolis. Pregevole la performance del coro istruito da Andra Sechi e le note del fortepiano di Carlo Caputo.
Ed ecco il secondo elemento imprescindibile per la buona realizzazione dello spettacolo: la regia di Pierre-Emmanuel Rousseau – che assieme a Jean-François Martin, suo assistente, cura anche scene e costumi – è un tributo all’Andalusia, ai colori e alle forme di Goya, “un Goya che ha messo le dita in una presa” precisa più volte il regista. Due atti e quattro quadri coloratissimi, con ombre – esaltate dalle luci di Gilles Gentner – che enfatizzano gli elementi architettonici delle pareti del palazzo: balconi, cancellate e finestre che si aprono e si chiudono in una frenetica danza lasciando la possibilità ai personaggi di mettere in scena gli intrighi e gli inganni che condurranno poi al lieto fine. Tre pareti alte, chiuse e insormontabili costituiscono il profilo del palazzo decrepito e usurato entro cui le complessità psicologiche dei personaggi mutano e prendono vita: personaggi letteralmente consacrati nel primo atto grazie alla piscina, quasi a rappresentare una fonte battesimale, ottimamente allestita al centro della scena. Unica via di fuga per l’amore di Rosina e il Conte una circonferenza nel soffitto forato che sovrasta la scena: orizzonte sereno da cui nel secondo ed ultimo atto i novelli sposi prenderanno il volo su di una mongolfiera.
Un Barbiere che va oltre le parole del libretto di Cesare Sterbini e tenta di recupere l’asprezza e le contrapposizioni di un’epoca al tramonto – la monarchia assoluta – dove cominciano a creparsi le rigidezze degli status sociali e la borghesia puntella la nobiltà, tipicità del racconto del 1775 di Beaumarchais, da cui l’opera è tratta.
Buona la prima! È il caso di dire, il cast applauditissimo in questa serata inaugurale si alternerà con le seconde parti fino al 5 febbraio per un totale di otto recite.
Leonardo Baroni
Fotografia di Andrea Macchia