“IGRA” (Collettivo Kor’sia): l’universalità elettro-contemporanea di un classico della danza in scena al Triennale Teatro di Milano
Vaclav Fomič Nižinskij
È un anelito, profondo e disperato, di uguaglianza e di amore universale, libero dai confini di genere e dalle convenzioni che da sempre limitano e costringono l’Uomo, quello che anima ed emerge, potentissimo, da questo lavoro di rielaborazione, in chiave decisamente contemporanea, dei grandi classici della danza che il collettivo italo-spagnolo (con sede a Madrid) porta in scena al Triennale Teatro all’interno del FOG – Performing Arts Festival.
Il punto di partenza, questa volta, è un riadattamento di “Jeux”, balletto coreografato da Vaclav Nizinskij nei primi anni del Novecento e a quel tempo musicato da Claude Debussy. Il Collettivo, pur omaggiandolo con un lavoro rispettoso, nella sostanza, dell’interpretazione del coreografo e ballerino russo di origine polacche, reinterpreta questo suo lavoro (non tra i suo più noti, in verità) in maniera originale, “estraendone” ed esaltandone lo spirito. In un’ambientazione che forse per alcuni può apparire “straniante” come quella di un campo da tennis, la Compagnia mette in scena una pièce coreutica che sembra dialogare tra passato, rappresentato in scena da due sculture classiche con cui i danzatori sono in dialogo e si confrontano, e presente, ben rappresentato ed enfatizzato da musiche elettroniche ipnotiche e potenti, che a tratti sembrano poter diventare, catarticamente, un sabbah liberatorio dei nostri istinti e della nostra vera natura.
“La natura è vita e la vita è natura. Io amo la natura. Io so cos’è la natura. Io capisco la natura perché la sento. E la natura sente me.”
Vaclav Fomič Nižinskij
Ed è infatti proprio la Natura a entrare in scena, a un certo punto, quando il campo da tennis diventa una foresta africana popolata da scimmie bonobo, simbolo di libertà sessuale assoluta e di capacità di obbedire alla lettera all’esortazione “Fate l’amore, non fate la guerra”, grazie alla loro abitudine di sanare ogni controversia attraverso un’interpretazione “sociale” e veramente libera da ogni condizionamento (anche di genere) del sesso, inteso come pratica volta al raggiungimento di un godimento personale e appagamento fisico e spirituale. Il passaggio, che ad essere esigenti potrebbe forse essere reso drammaturgicamente più chiaro e allo stesso tempo appena meno brusco, ci conduce verso l’idea, forse un’utopia, di un futuro diverso, in un certo senso anche più democratico, in cui ciò che prevale, come in questo “Igra”, è un senso di uguaglianza e di collettività universale. Merito, in particolare, di interpreti in alcuni casi davvero magnetici ed emozionanti (notevoli alcuni duetti e assoli), capaci di integrare le loro indubbie capacità virtuosistiche all’interno di un ensemble ben dosato ed equilibrato in cui, come sottolineato anche dai costumi semplici e fuori dal tempo, è il “noi” a prevalere sull’”io”.
“L’essere umano è Dio”
Vaclav Fomič Nižinskij
Forse no, ma comunque la si pensi quando danza così ci si avvicina molto.
A.B.
Fotografia di Maria Alperi
IGRA
Direzione Artistica e coreografie: Mattia Russo, Antonio de Rosa, in collaborazione con i danzatori.
Drammaturgia: Kor’sia, in collaborazione con Gaia Clotilde Chernetich, Agnes Lopez-Rio
Andato in scena il 12 e 13 marzo 2024