I viaggi della mente – “FUORI PER SEMPRE” di Doris Femminis
“No, un amore breve come il sospiro di una testa ghigliottinata, la testa di un re o di un conte bretone, breve come la bellezza, la bellezza assoluta, quella che contiene tutta la grandezza e la miseria del mondo e che è visibile soltanto a chi ama.” Roberto Bolaño
“Fuori per sempre” di Doris Femminis (Marcos y Marcos 2019, pp. 348, euro 18) è la storia di Giulia, piccola e fragile vittima degli eventi, la sua è una pazzia lenta e straziante e così come una Ofelia in chiave moderna, raggiunge l’apice della sofferenza e tenta il suicidio. Shakespeare descriveva l’animo umano nella sua interezza, la Femminis lo fa con quello dei suoi personaggi.
La pazzia a volte è ereditaria, tale concetto trova espressione in Carmela – la madre di Giulia – che alterna a momenti di buio depressivo a momenti di riadattamento alla sopravvivenza. La vita di Giulia viaggia su due binari, la bambina studiosa, diligente, servizievole da un lato, e la Giulia fuori dalle righe, in corsa verso la propria autodistruzione, chiusa in un mondo suo, fatto di silenzio, dove l’unico suono percettibile è quello del bosco di Giusello, vicino Lugano. Qui la gente è semplice, vive attraverso i silenziosi inverni imbiancati e Giulia la spia e nel suo smarrimento ricostruisce, in una radura nel bosco, le loro vite, con rametti, insetti, sassi. Tutto questo è fondamentale per far tacere le voci che genera la sua psiche. Episodi come il viscido approccio dello zio pedofilo, a cui viene affidata durante un inverno dai genitori ignari – la spingono sempre più a fondo nella malattia. Cresce con i suoi disagi, occulti, nell’indifferenza della propria famiglia, distratta da altro, che la rende inconsapevole e impreparata all’enormità del problema. Solo quando il castello di carte viene spazzato via da una folata di vento, tutto diventa palese a tutti, malessere, stato di insoddisfazione, lo sminuirsi del concetto di vita e di morte, nonché ricerca di stordimento chimico. Tutti i personaggi, la stessa psichiatra, Elena, è ammorbata dal nemico che quotidianamente – nello svolgere il proprio lavoro – cerca di annientare; nel suo caso, rifiuta di credere l’imminenza della sentenza di divorzio che le cambierà la vita. Tutti e tutto sembrano contaminati, ognuno in una variante differente.
Doris Femminis sa come catturare l’attenzione del lettore, gli fa vivere le vicissitudini della protagonista in prima persona con un linguaggio intenso ed essenziale, proprio per permettere alla mente di chi legge di spaziare su temi drammatici e attuali. Non mancano colpi di scena, che trasmettono forte adrenalina, dall’arrivo sulla scena di Alex Sanders alla sua drammatica uscita. Il tutto genera un unica domanda: da cosa può nascere tanto dolore? Annalisa…
Marisa Padula