I Sulutumana al Teatro Sociale di Como, un grande successo per il folk lariano
Sabato 29 maggio i Sulutumana sono ritornati sul palcoscenico al Teatro Sociale di Como dopo una lunga pausa dovuta al Coronavirus, regalando momenti indimenticabili al loro pubblico.
“Se la giornata è partita storta/ Tienine sempre un paio di scorta/ Mettili in tsca che non si sa mai / Forse qualcuno ce lo manderai / Chi va in Ferrari, chi in bicicletta / Chi in canottiera, chi in giacca e cravatta / Chi c’ha su il burka, chi va in giro biotto, / Chi inzuppa il pane chi puccia il biscotto / Avanti prego… chi vuol saltar su? / Parte la giostra / Del vadavialcù.” (Vadavialcù)
Sulutumana significa in dialetto lombardo “Sul divano”, il gruppo suona musica folk con testi raffinati al pari del più pregevole cantautorato italiano. I testi sono in italiano nonostante il nome della band sia in dialetto e trasmettono poesia senza essere mai banali. Alcune canzoni offrono un’occasione per riflettere, altre invece sono più dissacranti e spensierate, senza tuttavia essere di qualità inferiore. Sebbene la band sia molto numerosa, durante il loro ultimo concerto erano in scena soltanto una fisarmonica, di un pianoforte, di un contrabbasso e di qualche rudimentale strumento a percussione. Un arrangiamento semplice che valorizza la voce e non conferisce alla musica la grinta di un concerto rock, ma che non sminuisce le grandi emozioni che il trio è in grado di offrire e riuesce comunque ad entusiasmare e coinvolgere il gruppo con energia.
“Sulla cresta di un vulcano / Sto nel tardo pomeriggio / Ed aspetto di partire / Su una luna di passaggio / Su nel pozzo della notte / Dove la fortuna veglia / E nasconde un gatto nero / Proprio sotto la vestaglia / Lala lala lala lala…” (Appeso sulla luna)
Gian Battista “Giamba” Galli è il front man, a lui il compito di dare voce alle canzoni, di suonare la fisarmonica e i semplici strumenti a percussione. Ha una personalità carismatica e gioviale, sa conquistarsi la simpatia del pubblico con semplicità e spontaneità. Francesco Andreotti ha suonato lo splendido pianoforte a coda del Teatro Sociale; è l’artista più silenzioso dei tre poiché non ha interagito con il pubblico, ma le sue note hanno commosso gli spettatori. Nadir Giori ha suonato il contrabbasso sia con l’archetto sia pizzicandolo, anche esibendosi in un magistrale a solo. Più silenzioso di Gian Battista, ha comunque interagito con il pubblico mediante simpatiche battute.
“Non voglio sapere che ne fai della tua vita/ Dimmi invece se qualcosa ancora ti fa venire i brividi/ Non voglio sapere il tuo segno zodiacale / Dimmi se hai parlato mai faccia a faccia col dolore / Non voglio sapere se ci credi o no all’amore/ Dimmi invece se hai ballato nuda con la tua incoscienza / Non voglio sapere se la tua è una storia vera / Dimmi invece la tua guerra col coraggio e la paura” (Dimmi)
Siccome si è trattato del primo concerto dopo molti mesi, gli artisti erano molto emozionati e hanno comunicato con trasporto tale stato d’animo anche verbalmente, dialogando con il pubblico. Gli spettatori del teatro sociale hanno partecipato animatamente allo spettacolo, con l’affetto che soltanto i fan più affiatati possono trasmettere. Ad un certo punto si è alzata tra il pubblico la voce celestiale di una donna, che ha piacevolmente accompagnato l’interpretazione del trio ed è stata molto apprezzata dagli artisti. I Sulutumana hanno un grande seguito a livello locale e sono molto amati dai comaschi, infatti il teatro era affollatissimo e il pubblico estasiato. Il concerto è stato un grande successo non solo per l’indiscussa abilità del gruppo musicale, ma anche perché il pubblico ha sentito la mancanza dei live in questi mesi e ha bisogno di musica, di adrenalina e di poesia. I Sulutumana sono un simbolo del lago di Como ed è stato emozionante vederli tornare alla ribalta. La serata è stata uno dei più grandi successi della stagione di maggio del Teatro Sociale di Como, forse perché i Sulutumana sanno attirare un pubblico eterogeneo e non necessariamente appassionato, invogliando i fan a sfidare la paura del contagio per recarsi ad un evento pubblico.
Valeria Vite