“I sentimenti del Principe Carlo” di Liv Strömquist
Quando al principe Carlo chiesero, dopo il suo fidanzamento con Diana, se fosse innamorato della sua compagna, dopo una breve esitazione rispose di sì, “qualunque sia il significato della parola amore.” L’attivista e fumettista svedese Liv Strömquist, in “I sentimenti del Principe Carlo” (Fandango, 2018, pp. 140, euro 18) parte da questo episodio per il svolgere il suo racconto, o meglio il suo saggio sulla concezione dell’amore nella nostra società sessista e patriarcale.
Il graphic novel di Strömquist può essere considerato come una notazione di alcuni saggi di carattere sociologico sull’amore e il suo ruolo nella nostra società occidentale, in cui le relazioni tra uomo e donna, nel corso dei secoli, hanno in comune la sola predominanza economica e sociale dell’uomo: sia nella fase in cui il matrimonio era un contratto sociale, sia quando più tardi divenne un’unione basato sull’amore, “STORICAMENTE, IL DIRITTO DI PROPRIETÀ EROTICA DELL’UOMO NEI CONFRONTI DELLA DONNA È SEMPRE STATO PIÙ IMPORTANTE DEL CONTRARIO.” E sul concetto di “diritto di proprietà erotica”, la fumettista svedese insiste, smontando il concetto di amore romantico, mito e pratica rituale se non religiosa, al quale aderiamo senza riuscire a individuarlo come vero punctum delle nostre sofferenze relazionali.
Dal principe Carlo alla Banda dei Quattro – Tim Allen, Jerry Seinfeld, Ray Romano e Charlie Sheen, autori televisivi che dell’umorismo sessista, secondo Liv Strömquist, hanno fatto il loro stile di comicità, ai vari vip svedesi popolari in patria, alla cruda analisi della relazione della compianta Whitney Houston col suo ex marito, la fumettista percorre, con sintesi e con lama tagliente, attraverso lo scritto e i disegni, la sua accusa al sistema eteronormativo e sessista. E l’invito che possiamo accogliere alla fine del volume è quello di cambiare la nostra visione dei rapporti amorosi, e viverli più liberamente, escludendo dalla nostra vita la proprietà capitalista della donna e più in generale dei rapporti interpersonali.
Liv Strömquist ci invita a non considerarci merce, a non considerare l’Altro come oggetto, ma di scardinare questo sistema capitalistico e merceologico che ha un nome: patriarcato.
Giovanni Canadè