“I Promessi Sposi alla prova” al Teatro Franco Parenti di Milano
“Quel ramo del lago di Como” è l’incipit di uno dei capisaldi della letteratura italiana. Quel capolavoro, proprio quello e non un altro, viene portato in scena per la seconda volta al Teatro Franco Parenti dalla regista, oggi anche direttrice del teatro stesso, Andrée Ruth Shammah.
Sei personaggi: Renzo (Filippo Lai), Lucia (Nina Pons), Perpetua (Laura Pasetti), Agnese (Carlina Torta), don Rodrigo (Sebastiano Spada) e la Sventurata (Laura Marinoni), ruotano intorno al Maestro, interpretato da un ottimo Luca Lazzareschi. Ed è proprio il Maestro che invita i personaggi a dare il giusto peso alla parola, soffermandosi a lungo su “quel ramo”. È la parola, quando viene detta e quindi portata a qualcun altro che ascolta, che si fa recitazione dando vita al Teatro.
Andrée Ruth Shammah riporta in scena la scrittura di Giovanni Testori 35 anni dopo aver diretto Franco Parenti nell’allora Salone Pier Lombardo. Emozionante, oggi, l’omaggio iniziale al Maestro quando sul palco Luca Lazzareschi fa ascoltare ai suoi personaggi un frammento dello spettacolo del 1984 con le parole pronunciate da Franco Parenti. Il pilastro della storia sembra essere la Sventurata: la sua ingombrante assenza crea un’attesa crescente. Gli altri personaggi vivono sin da subito la scena, interagiscono col pubblico in sala come se si stesse assistendo alle loro prove; rivelano non soltanto la natura dei personaggi, ma anche le proprie debolezze umane: è difficile per chi vive in un’epoca libertaria come quella odierna entrare nei vincoli del romanzo, ascoltare un Maestro mentre si crede che oggi i Maestri forse non servano più. Non a caso, la difficoltà maggiore sta nel diventare coro, rinunciando in parte alla propria individualità per diventare un insieme. Gli attori si mettono alla prova, snocciolando il racconto del matrimonio impedito dalla prevaricazione del potente di turno, don Rodrigo. Due figure religiose dall’indole opposta, il codardo don Abbondio e il determinato Fra’ Cristoforo, intervengono nella scena interpretati dallo stesso Lazzareschi. Ma il climax si raggiunge quando, attraverso la botola al centro del palco, fa il suo ingresso in scena una formidabile Laura Marinoni: la Sventurata è lei, rinchiusa e dimenticata in fondo a quella botola, costretta a vivere il destino che le è stato imposto. Sulla presunta relazione segreta tra la Sventurata ed il Maestro si gioca il racconto della relazione clandestina della monaca di Monza con il giovane Gian Paolo-Egidio. Il secondo tempo è un susseguirsi di monologhi: Renzo, l’Innominato, e soprattutto spicca ancora una volta lei, la Sventurata. Con in braccio la sua bambina, ella si fa simbolo di tutte le madri a cui sono stata uccisi i figli “dalla peste e dalle sue sostituzioni”, guerra in primis. La peste a Milano uccide don Rodrigo e così diventa anche la chiave che sblocca la situazione, permettendo a Renzo e Lucia di unirsi finalmente in matrimonio: ecco allora le nozze e le bare, la vita che si congiunge alla morte e questa ancora alla vita, in un fluire continuo.
Ancor più che un teatro nel teatro, questo testo è un entrare ed uscire dal teatro, un andirivieni che sbiadisce il confine tra i Personaggi e gli Interpreti, tra gli Attori e il Pubblico, tra l’Arte e la Vita. “I Promessi Sposi alla prova” di Giovanni Testori è andato in scena dal 20 Marzo al 7 Aprile 2019 al Teatro Franco Parenti di Milano.
Giulia Acconcia