“I prodigi della città di N” di Robert Perišic
Un romanzo poderoso, un romanzo d’altri tempi “I prodigi della città di N” (BEE, 2021, pp. 400, euro 18) in cui Robert Perišic, nativo di Spalato in Croazia, analizza la difficile transizione economica e sociale dopo la dissoluzione della ex-Jugoslavia. Un libro impegnativo, in cui forse ispirandosi a Joyce, Perišic apre ogni capitolo in modo diverso, inventando termini nuovi e sconosciuti come “poveraglia” e “comunistardo”.
Il romanzo è ambientato nella città di N., un luogo immaginario al confine tra Bosnia e Croazia, circa quindici anni dopo le guerre che le hanno devastate negli anni Novanta. Il racconto si sviluppa prepotentemente lungo un paesaggio con i segni del conflitto e del degrado dove le case con i fori dei proiettili, i tanti cumuli di immondizia e le illusioni post guerra ci accompagnano costantemente lungo la narrazione, in cui due cugini imprenditori – Oleg e Nikola – vogliono riaprire una fabbrica che un tempo produceva turbine e vendeva i suoi prodotti a un dittatore arabo mai citato. I protagonisti giungono a N, città inventata, “da qualche parte tra Est e Ovest, dove due imperi si erano incontrati malvolentieri”, La fabbrica risorge e gli operai sperano di ricominciare a vivere con dignità. Però non sanno che si tratta di un progetto mordi e fuggi: “Globalizzazione da manuale. Il capitale entra, prende quello che gli serve e se ne va“, confessa a se stesso Nikola: riavviata la turbina tutti a casa i poveri operai e lui e Oleg via col malloppo. Ma non andrà così.
Il mondo è cambiato ma a N. si continua a vivere in un limbo, sospesi tra la mentalità socialista e il capitalismo selvaggio che, dopo la catastrofe jugoslava, attanaglia ancora oggi le menti dei giovani e il cuore dei vecchi.
Salvatore Di Noia