I New Martini con Malavida riportano in scena la malinconia del passato – L’intervista
In un modo sempre più rivolto al futuro e alla tecnologia, i New Martini vanno controtendenza, pubblicando “Malavida” (Ammonia Records), un lavoro rivolto al passato e al suo immaginario fatto di amori finiti, auto d’epoca, insegna al neon della Milano da bere. Il risultato è una raccolta di brani vintage pop, dalle sfumature sudamericane, ma dall’animo profondamente meneghino. Un concerto ai Magazzini Generali per presentarlo, come opening act agli Hanson, e tanta voglia di farlo ascoltare a tutti. Noi intanto li abbiamo intervistati.
Come e quando inizia il vostro percorso artistico?
Suoniamo assieme praticamente dal liceo, quando eravamo ragazzini, quindi dalla fine dei ’90. Abbiamo un passato nella scena punk e rock italiana, abbiamo girato parecchio in formazioni diverse. Poi come New Martini abbiamo rimesso seriamente insieme la banda negli ultimi 5/6 anni. E “Malavida” è il nostro nuovo “primo” disco. Speriamo possiate ascoltarlo, ne siamo molto orgogliosi.
Quali temi trattate nel disco “Malavida”, pubblicato per Ammonia Records?
Principalmente, se proprio dovessimo riassumere, è il passato il vero protagonista. Ma non quello che abbiamo vissuto noi, più un passato immaginario che mette assieme una serie di riferimenti, di contesti, che amiamo molto. Il Sudamerica, gli amori finiti, le auto d’epoca, i motel con le insegne al neon. Come dice Sorrentino “la realtà è scadente”. Meglio sognare.
Occasione per presentarlo, il concerto ai Magazzini Generali di Milano in apertura agli Hanson. Che esperienza è stata?
Un’esperienza incredibile. La serie A, per chi fa questo. Un palco che ha ospitato i più grandi della musica, un service eccellente, un pubblico super che ci ha fatto impazzire dal primo all’ultimo pezzo. Difficile fare di meglio. Non eravamo più abituati. Anche il vino era ottimo, va detto.
Possiamo dire che Milano è elemento fondamentale della vostra musica. Che rapporto avete con la vostra città?
È la nostra città,ma non solo per la musica, è la città che accoglie le nostre vite proprio. È una cornice da cui difficilmente ci riusciremmo a staccare. Non sarà New York, non avrà la bellezza di Parigi, ma per noi è il meglio possibile. Il nostro amico Andrea Pinketts diceva, meglio di noi: “A Milano, di notte, c’è il mare. È un mare di persone che, nascoste dall’oscurità, nuotano da un locale all’altro per pescare o per farsi pescare, un po’ esche, un po’ squali disinvolti e impacciati. È un mare di guai, nelle bische volanti di Piazza Tirana, dove un dado e una pallottola rimediano sempre un buco di troppo. È un mare in burrasca alla disperata, frenetica ricerca del divertimento prima che faccia giorno. È un mare di equivoci in cui i travestiti brasiliani si spacciano per ex ballerine Oba Oba, ostentando, anziché la voce delle sirene, baritonali listini dei prezzi. È un mare che a tratti può apparire deserto e ti sembra che non ci sia in giro nessuno, ma sai che è profondo come l’oceano e, come l’oceano, abitato. È un mare in cui potersi perderti se non ci fossero le luci dei locali aperti a farti da faro, se non ci fossero finestre illuminate anche in palazzi quasi completamente addormentati, come a dirti che a Milano le case dormono con un occhio solo. E poi ci sono i fari delle auto che dragano la città per mettere a fuoco una tentazione. I buchi dei dadi, dei proiettili, delle siringhe, delle narici da dove esce muco ed entra cocaina, i buchi del corpo umano eletti a custodi del piacere della carne. Da tutti questi buchi, di notte a Milano, fuoriesce l’acqua, da tutti questi buchi, al mattino, l’acqua rientra e nessuno ha il coraggio di ricordare che a Milano, di notte, c’è il mare. Da “Il vizio dell’agnello”.
E con il Sudamerica? La vostra bio è piena di storie vissute in quelle terre…
Sono tutte bugie, ma molto belle. Il Sudamerica è dove dovremmo stare, e dove andremo.
Ed ora, cosa avete in programma?
Come dice Buzz Lightyear, un cartone animato che ama molto mio figlio: “Verso l’infinito e oltre”. Speriamo di far ascoltare queste canzoni. Viviamo in un momento iper connesso dove si pubblica tanto e si ascolta poco. Ci piacerebbe poter far sentire questo disco. La Malavida.
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