I martiri filodrammatici
Il sipario è aperto per metà e quando il pubblico entra vede un ragazzo seduto intento a leggere un libro. Di che libro si tratta? Bastano pochi minuti e il mistero si svela, si tratta di uno dei libri più famosi, più venduti e più commentati di tutti i tempi, da sempre: la Bibbia.
Siamo a una replica di “Martiri” al Teatro Filodrammatici di Milano, che già dal titolo incuriosisce e stuzzica. Si parla di adolescenza e di come, in questa parte di vita così solitamente confusa e ribelle, ci si avvicini a volte a ideali fino all’estremo, come in questo caso. Il protagonista, Benjamin, interpretato da un notevole Luigi Aquilino, si infervora leggendo la Bibbia e ne fa suo modello indiscusso di vita, prendendo alla lettera ogni singola frase, che suscita da subito in lui qualcosa che crede fede, ma che in realtà va già oltre. Benjamin non accetta discussioni, predica, dice e si sente leader, si sente seguace indiscusso di Dio, ma del Dio che lui solo vede. Questa sua improvvisa vocazione e presunzione lo porta a sconvolgere il mondo intorno a sé, a partire da sua madre e dalla scuola che frequenta.
Il testo di Marius von Mayenburg, nella traduzione di Umberto Gandini, pur essendo intriso di provocazione e di temi alquanto delicati (non solo il fanatismo religioso, ma anche l’omosessualità e l’antisemitismo) viene portato in scena in modo intelligente dal regista Bruno Fornasari, con momenti di comicità e anche grazie al fatto di far entrare gli attori e di farli recitare non solo sul palco, ma anche in platea. Il pubblico è immerso nella storia, viene catapultato in una realtà ipotetica, ma non assurda, in cui si può seguire un percorso di gioventù traviata o illusa verso un futuro che in realtà è ben diverso. Ci sono momenti molto forti e altamente provocatori, in quanto viene messa a confronto la chiesa come istituzione alla fede coltivata al di fuori, non mancano neanche le tentazioni della carne, che il protagonista, in quanto umano, tenta di allontanare, senza riuscirci.
Tutti i giovani attori in scena, Luigi Aquilino, Edoardo Barbone, Denise Brambillasca, Gaia Carmagnani (una professoressa di biologia molto incisiva), Eugenio Fea, Ilaria Longo, Simone Previdi, Alessandro Savarese, Valentina Sichetti, Daniele Vagnozzi li avevamo già apprezzati all’inizio della stagione con lo spettacolo “Tamburi nella notte” di Brecht diretto da Francesco Frongia: sono lodevoli, affiatati e convincenti nelle loro interpretazioni. Lo spettacolo, di 90 minuti, con ritmo agile e interessante, offre spunti di riflessione importanti su temi molto delicati, a volte spingendosi fino al limite, ma senza mai oltrepassarli. Il teatro si dimostra ancora una volta un ottimo mezzo di comunicazione per tornare a porsi quesiti e a riflettere sulla realtà.
In scena fino a domenica 3 giugno al Teatro Filodrammatici di Milano.
Roberta Usardi