“I GIGANTI DELLA MONTAGNA” ARRIVA AL TEATRO ELISEO DI ROMA
Dopo “Sei personaggi in cerca d’autore” e “L’uomo dal fiore in bocca…e non solo“, Gabriele Lavia completa la propria trilogia pirandelliana con “I giganti della montagna”, ultima opera purtroppo incompiuta di Luigi Pirandello.
Il sipario si alza sui resti di un teatro fatiscente e smantellato per metà, sito in un luogo dimenticato e anonimo chiamato “Villa La Scalogna”. In scena quindici teatranti – gli Scalognati – che si agitano sulla scena nascondendosi dietro a un enorme lenzuolo calato dall’alto, simbolo della difesa della poesia e del teatro dal mondo esterno, materiale e violento, dove i veri protagonisti sono quelli che non vedremo mai ma di cui sentiremo soltanto i passi pesanti nel finale, i giganti. Col suo fez turco, Cotrone è colui che muove i fili del gruppo di sbandati che rappresentano i sogni nel teatro abbandonato, fantocci che improvvisamente si animano tra urla e risate da clown. Per Cotrone – e per Pirandello – bisogna tornare bambini per creare il gioco, farlo e viverlo come se fosse vero: una lezione di vita. In questo non luogo approda una compagnia di attori capeggiata dalla Contessa Ilse – Federica De Martino – in cerca di uno spazio scenico in cui rappresentare “La favola del figlio cambiato”, opera scritta dal giovane poeta che si suicidò per amore della contessa. Incapace di vivere nella realtà e portando la sua compagnia al fallimento, la contessa trova proprio in questo non luogo la possibilità di ri-creare il sogno attraverso gli attori-marionette e la figura di Cotrone.
C’è molta fisicità nello spettacolo di Lavia, la sua maestria registica ci lascia senza fiato, e dirige impeccabilmente ventitré attori sul palco del Teatro Eliseo di Roma – compreso sé stesso. Crea altresì lo spazio metaforico del sogno offrendosi – come in ogni sua apparizione – in tutta la sua mirabile esperienza scenica. La chiusura del sipario, purtroppo in un finale incompleto, ci porta a provare lo stesso panico che noi tutti sentiamo vivendo da adulti con il desiderio di tornare bambini.
V. M.