“I FELICI” DI KRISTINE BILKAU
La musica è così tutta compiuta e viva in me che dovrei sussurrarla a fior di labbra” – Robert Schumann
Keller è una casa editrice che si occupa di letteratura e reportage da dentro e fuori i confini d’Europa. La linea editoriale è costruita attorno a titoli che trasmettono idee forti, capaci di percorrere e comunicare la complessità del mondo. Libri che sanno coinvolgere e far riflettere senza allontanarsi dal piacere della narrazione. Ed ecco “I felici” (2018, pp. 284, euro 17), il romanzo d’esordio di Kristine Bilkau, nella traduzione italiana di Fabrizio Cambi.
Isabell e Georg sono una coppia felice, lei ha trentacinque anni, lui una quarantina, lei con i capelli lunghi fino le spalle, lui ricci. A Isabell piace fantasticare su come erano in passato le strade, i negozi, le persone del luogo in cui vivono, nella Francia del Sud. George si sofferma su ciò che per la gente comune è insignificante; cerca il significato intrinseco di ogni parola. Dà importanza a tutto ciò che vede con i suoi occhi. Gli piace l’unicità delle cose. Isabell e Georg sono genitori di Matti che ha quattro mesi. “Le mie mani non tremeranno” è la frase con cui inizia il romanzo e che Isabell scrive su un foglio di carta. Perché è tesa, deve esibirsi, suona il violoncello e le mani non possono tremare. Annota la frase in due pezzetti di carta distinti, li piega e li infila nelle tasche dei jeans, a destra perché è importante e a sinistra per sicurezza. Perché è un periodo che le succede questo; le tremano le mani quando si deve esibire, ed è preoccupata, ha paura a raccontarlo anche a Georg, perché se non può suonare perde il lavoro. Georg invece è un giornalista, anche a lui non sta andando bene il lavoro perché gira voce che il giornale per cui lavora verrà venduto. In occasione di un congresso a Berlino Georg ha conosciuto un giovane agricoltore che ha realizzato macchine agricole e cerca investitori per produrle. Da quel giorno Georg inizia a fantasticare un futuro in campagna con la sua famiglia e si mette alla ricerca di casali, anche se troppo costosi.
“In questo sta la libertà. Un padre, una madre, un figlio, in una casa vicino al bosco, si negano insieme al mondo. Una favola.”
I problemi si fanno sempre più vivi, pure l’affitto di casa aumenta. Ciò che prima sembrava scontato – i caffè, i negozi, i parchi, la lampada che Isabell ha sempre tenuto accesa – di punto in bianco appare inaccessibile.
“‘Le cose non resteranno così. Non possono. Chissà, forse non ce la faremo’. Diventa euforico. Si, gli fa bene pronunciare quella frase. Non ce la faremo! Quattro parole che sono diventate un tabù. Pronunciarle è proibito, nel modo più assoluto. Ma ora non fa differenza. Alla fine non gli ci vuole niente. Non ce la faremo! Perché dovevano fare sempre come se non fosse così?”
Nel suo primo romanzo, Kristine Bilkau ci propone un ritratto magnifico delle giovani generazioni, così schiacciate tra l’aspirazione a una vita di successo e la costante paura di poter perdere da un momento all’altro quanto raggiunto. Una condizione “precaria” che può mettere in pericolo qualunque cosa, anche i legami più forti. Nonostante le difficoltà è importante non perdersi, ma affrontarle rimanendo uniti; solo così possiamo uscire dal tunnel, e prima o poi riusciremo a ritrovare la luce.
“Isabell immagina quando sarà vecchia: Vedrà il suo giovane io accanto a Georg e al bambino, là sulla coperta sotto l’albero e riconoscerà la perfezione di quel momento, perché se c’è qualcosa di perfetto, spesso lo si capisce solo molto più tardi. Con il tempo momenti del genere giungono a maturazione, e solo allora si rivela che era quella la felicità.”
Sara Abbatiello