“I due gemelli veneziani” di Goldoni al Carcano, il trionfo della commedia dell’equivoco
Il Teatro Carcano di Milano propone un’appassionante commedia di Goldoni, I due gemelli veneziani. Il regista Valter Malosti ha saputo far rivivere nel capoluogo lombardo la commedia degli zanni, divertendo il pubblico con gag esilaranti nei vari dialetti italiani.
I temi della commedia, dall’intreccio aggrovigliato da analessi e prolessi, sono fortemente ispirati a Plauto non solo perché l’autore latino ha ispirato le maschere della Commedia dell’Arte e per la presenza di un’intricata trama caratterizzata dalla commedia dell’equivoco, ma anche per il tema del doppio, dei gemelli diversi, che ha fatto la fortuna non soltanto del teatro, ma anche della letteratura e del cinema di ogni epoca. Plauto affronta per primo un soggetto simile nella commedia I menecmi. Il gemello sciocco e quello intelligente sono stati interpretati da un magistrale Marco Foschi, che ha saputo rappresentare due personaggi diversi a tal punto da rendersi irriconoscibile nonostante il volto non fosse camuffato, inoltre sapeva esprimersi in dialetto veneto con un carisma divertente ed accattivante.
Le maschere di Malosti non sono personaggi statici e stereotipati, ma hanno profondità psicologica, non hanno il volto coperto da una maschera e sono piuttosto realistici. Arlecchino è irriconoscibile: non compie le evoluzioni che hanno reso celebre il personaggio di Soleri del Piccolo Teatro di Milano e la sua giacca, sebbene sia composta da toppe variopinte, è piuttosto sobria e poco sgargiante. L’unico personaggio dotato delle caratteristiche originali degli zanni della Commedia dell’Arte è Pulcinella, forse perché svolge il ruolo di filo conduttore della narrazione ed è un personaggio extradiegetico: indossa la maschera tradizionale e non compie alcuna evoluzione psicologica; è interpretato da Marco Manchisi, che veste anche i panni di Arlecchino.
Pancrazio, una maschera pugliese della Commedia dell’Arte, non solo è stato trasformato nell’antagonista ma ha cambiato professione: da amico del dottore e suo ospite nel copione originale è diventato un prete che, con le sue brame passionali, offre l’occasione per criticare il clero. La scelta dell’adattamento di Angela Demattè e del regista calza a pennello, inoltre l’interpretazione di Danilo Nigrelli è perfetta, soprattutto per quanto riguarda la modulazione della voce.
Un aspetto singolare della vicenda è la presenza di due morti in scena: solitamente le commedie sono allegre e spensierate, il decesso dell’antagonista e di uno dei due protagonisti conferisce invece un’ombra cupa all’intera vicenda. Spesso, al termine di ogni commedia, tutti i personaggi femminili in età da marito convolano a nozze, ma in quest’opera Goldoni ha previsto un happy end solo per solo per Beatrice (Irene Petris) e Tonino, il gemello intelligente, mentre Rosaura (Anna Gamba) resta priva di pretendente e il fidanzato di Colombina (Camilla Nigro), Arlecchino, viene imprigionato. L’enigma si scioglie, ma molti personaggi restano con l’amaro in bocca o addirittura muoiono.
Per volere di Nicolas Bovey, le scenografie erano assenti, infatti troneggiava il fondale nero della scena e le luci erano molto cupe. Anche gli oggetti di scena erano rari: un tavolo con poche stoviglie e una sedia. Ne consegue che il colore era portato dai costumi, abiti d’epoca comunque non particolarmente variopinti, e la vivacità dalla recitazione dagli attori. Molte scene avvenivano dietro un sipario nero semitrasparente che divideva il palcoscenico in due ambienti. Il trionfo del colore nero contribuiva a conferire alla commedia una tinta dark, sebbene l’opera non possa certo essere definita gotica.
Nonostante la commedia abbia un retrogusto buio, lo spettatore ride perché la vita trionfa nella sofferenza e nella morte e spesso le battute più avvincenti della letteratura e del teatro comico nascono nelle situazioni più nere: l’allegria e la sessualità nella vita umana convivono con il dolore e la morte, ma non per questo periscono, anzi, possono trionfare.
Lo spettacolo è stato un successo, Goldoni è un evergreen del teatro italiano e gli attori hanno fatto scintille.
Valeria Vite
Fotografia di Serena Pea