“I capolavori del passato hanno ancora tanto da dire” – Intervistiamo i Camera a Sud
I catanesi Camera a Sud rendono disponibile il loro nuovo disco “Vol. IV”, un concentrato di hit vintage rigorosamente italiane, impreziosito da un brano inedito. Un lavoro che abbiamo apprezzato, tanto da voler fare una bella chiacchierata con i ragazzi.
Ragazzi, è un piacere chiacchierare di nuovo insieme. Vi avevamo lasciati a marzo, alle prese con il vostro spettacolo teatrale, vi ritroviamo ora con un nuovo disco. Quindi ripartiamo proprio da “Vol. IV”. Di che si tratta?
“Vol. 4” rappresenta un’evoluzione significativa per la band. Arriva dopo anni dal nostro ultimo album in studio, un periodo segnato da cambiamenti importanti nella formazione, che hanno contribuito a ridefinire il nostro suono. Rispetto alle radici electroswing, in questo disco ci siamo concessi una maggiore sperimentazione, mantenendo l’elettronica come elemento centrale, ma arricchendola con sonorità acustiche e influenze tratte dalla world music. Questo mix di generi ci ha permesso di esplorare nuove direzioni, creando un lavoro fresco e rappresentativo della nostra attuale identità musicale.
Del lavoro ci ha colpito il modo in cui avete attualizzato queste canzoni di tempi passati. Il processo in studio di registrazione come è avvenuto?
Sì, Camera a Sud ha da sempre come missione quella di ridare vita a canzoni che rischiano di essere dimenticate o sottovalutate, nonostante il loro grande valore storico e culturale. Cerchiamo di attualizzarle senza snaturarle, rendendole fruibili anche alle nuove generazioni. Il nostro processo creativo è molto spontaneo: le idee nascono in sala prove, dove lavoriamo insieme in modo organico, seguendo le ispirazioni del momento. Successivamente, in studio di registrazione, diamo forma concreta a quelle intuizioni, cercando di mantenere intatta l’autenticità del brano ma con un tocco che rispecchi la nostra identità musicale.
La scelta della tracklist immaginiamo non sia casuale. Ci dite come avete scelto una ad una queste canzoni e magari anche il loro ordine nel disco?
La scelta della tracklist è stata il risultato di un lavoro molto accurato e sentito. Ogni brano è stato selezionato per il suo significato, per il suo valore emotivo e per la sua capacità di raccontare una storia che risuonasse con il tema generale del disco. Volevamo creare un percorso che fosse coerente, ma anche sorprendente, capace di accompagnare chi ascolta in un viaggio fatto di emozioni e sonorità diverse. Per quanto riguarda l’ordine, abbiamo cercato di costruire una narrazione musicale: ci sono momenti più introspettivi alternati a quelli più dinamici, proprio per creare un’alternanza che mantenga vivo l’ascolto dall’inizio alla fine.
Allarghiamo l’orizzonte e, perché no, gli argomenti. Si parla, nella politica come nella società, di una riscoperta dei valori tradizionali, culturali ed artistici italiani. Voi, forse inconsapevolmente da certe dinamiche, lo state facendo da sempre con la vostra musica. Vi considerate degli alfieri del nostro patrimonio musicale?
Avete colto un tema molto attuale e complesso. È vero, spesso oggi l’attenzione sembra concentrarsi più sull’aspetto dello spettacolo e sull’idea di intrattenimento immediato piuttosto che sull’essenza profonda dell’arte. Il follower, il trend, l’apparenza tendono a prevalere sull’autenticità e sulla memoria storica, quasi come se il valore della tradizione fosse considerato superato o poco rilevante per il presente. Nel nostro lavoro, invece, cerchiamo di ribaltare questa tendenza. Crediamo che i capolavori del passato abbiano ancora tantissimo da dire, perché sono parte integrante del nostro patrimonio culturale e umano. Non si tratta solo di preservare, ma anche di reinterpretare queste opere in chiave moderna, trovando il modo di mantenerle vive e attuali senza tradire la loro essenza. È una responsabilità che sentiamo profondamente, perché l’arte tradizionale non è un’ombra del passato, ma una radice che nutre il presente e il futuro.
Un commento al brano inedito “Non riesco a fumare a metà”…
Tutti i nostri album si chiudono con un inedito, una specie di Multiverso. Un momento in cui ci concediamo una sorta di “licenza creativa” per immaginare un mondo alternativo. Cosa avrebbe scritto Fred Buscaglione nel 2025? Quindi è da considerare una riflessione su ciò che potrebbe emergere se un’icona come Fred Buscaglione si trovasse a raccontare la realtà del 2025.
Da ultimo, vi chiediamo: siete soddisfatti dei CAMERA A SUD, o c’è qualche nuovo obiettivo che vorreste raggiungere?
Dopo 15 anni di attività siamo davvero soddisfatti e miriamo ancora a fare di più.
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