Hostile, il duo milanese presenta l’album omonimo
Lo scorso dicembre è uscito il primo lavoro discografico, auto-prodotto, del duo milanese Hostile, composto da Vittorio Saginario (voce, chitarra e synth) e Giancarlo Belgiorno (basso, chitarra e synth) prodotto da Davide Ferrario, producer di musica elettronica conosciuto a livello nazionale e internazionale presso Frigo Studio a Milano.
In origine, la formazione degli Hostile era nata come trio, che vedeva la presenza anche del batterista e dj Fabio Cacciatore, ma ha poi preso forma solo con Vittorio e Giancarlo, entrambi musicisti con svariata esperienza alle spalle, che sono confluiti in un unico flusso musicale e, da poco, in questo primo album. Le influenze sonore spaziano dalla musica elettronica, al synth, alla new wave, ma ecco, brano per brano, l’album “Hostile”, che contiene 9 canzoni, caratterizzato in generale da un sound ricercato e linee melodiche non commerciali, ma non per questo meno apprezzabili, anzi:
“Suona piano” ha un intro d’effetto che si apre verso un pianoforte che si muove sulle frequenze basse a dettare il ritmo insieme alla batteria e un contorno di elettronica, con la voce che si amalgama al tutto: “suona piano le tue corde in me, sarà la mia vendetta, amplificatele così”
“Work in progress” ha un bel riff di basso a far da protagonista con gli inserti di elettronica e la chitarra distorta: “la tua testa tra mani d’acciaio, let’s go robot, work in progress”
“Wild architecture” è un lento ipnotico: “che cosa sei? ferro acciaio e ruggine, che cosa vuoi, braccia tese in ordine”
“Horror” vira verso il rock distorto con un beat martellante alternato a momenti di quiete “penso horror notte e giorno senza fine”
“Cosa vuoi che sia” è una ballad che si evolve in un crescendo potente di intensità
“Desdemona” è uno dei brani più belli del disco, un inizio soffuso e versi poetici, un ritornello che inchioda e una chitarra distorta in sordina che spunta in alcuni passaggi: “ti volti, insegui il tuo mistero, un passo via da me stai, un passo via da me vai, le labbra schiudi al desiderio, non è più per me vai, non è più per me, vai via”
“Hostile” è una canzone scatenata in cui la voce emerge dirompente nel ritornello per acquietarsi nelle strofe “la notte regna in me splendente, non posso cedere, so fingere, ho stile”
“Ex Machina” è un lento acustico che dice: “la nostra perfezione, robotica illusione di nervi a fior di pelle”
“Alba” chiude il disco, un brano notevole, una bossa trascinante, con la voce doppiata da effetti robotici in alcuni momenti e un’atmosfera rilassata e distesa e versi evocativi “seguimi, cammineremo scalzi, seguimi, né ansie né rimpianti”
Un bel disco, che se non arriva al primo ascolto, arriverà di certo al secondo e poi sarà difficile separarsene.
Roberta Usardi