“Hiraeth” è i singolo d’esordio di Kawari – L’intervista
Lo scorso 13 novembre è uscito “Hiraeth”, il primo singolo di Kawari, aka Luca Vergano, produttore e musicista torinese, in concomitanza con il videoclip diretto e realizzato da Silvia Armi e Fabrizio Wario Martini. Kawari in giapponese si riferisce all’ultimo riflesso di luce sul mare appena prima che il sole tramonti dietro la linea dell’orizzonte. Per saperne di più su di lui e la sua musica gli abbiamo fatto qualche domanda.
“Hiraeth” è il tuo primo singolo, quando l’hai composto e secondo quale ispirazione?
“Hiraeth” l’ho scritta esattamente un anno fa, dopo una serata techno ai Murazzi. Mi è tornata la voglia di scrivere brani elettronici, dopo qualche anno in cui avevo abbandonato questo genere, per dedicarmi solo a musica totalmente acustica.
“Hiraeth” è in gallese la parola che indica la nostalgia, nostalgia di cosa per te? E come mai hai scelto questo titolo in questa lingua?
Sono nomi trovati in un vocabolario in cui le parole, in lingue diverse, esprimono significati estesi. Hiraeth, in gallese, significa “nostalgia di un posto rinchiuso nel passato in cui non possiamo più tornare”. La nostalgia, per me, è rivolta verso atmosfere passate che sono svanite o nei confronti di persone che non ci sono più. Un sentimento che in alcuni momenti è molto potente e vivido.
La cover del singolo ti vede raffigurato, ma in modo particolare, cosa rappresenta per te l’idea grafica?
La metafora dietro l’idea grafica è quella di mantenere la mente accesa e luminosa anche in un momento come questo, in cui il mondo fuori si presenta pesante e noioso. È una regola che vale sempre, ma in particolare in questa era pandemica, ancora di più.
“Hiraeth” è un brano strumentale, prossimamente pubblicherai anche brani cantati?
Sì! Sto lavorando ad un brano cantato e un brano con delle parti vocali corali.
Nel prossimo futuro pubblicherai un disco o altri singoli?
Il primo obiettivo è un Ep, probabilmente anticipato da un secondo singolo!
Hai collaborato con artisti internazionali di diverso genere, con chi ti piacerebbe collaborare in Italia?
Sì, ho collaborato con artisti stranieri di generi molto diversi tra loro (pop, world music, elettronica) ed è stato molto stimolante ed arricchente. In Italia, apprezzo molto Cosmo, e sarebbe bello collaborare con lui.
Come mai hai scelto un nome d’arte giapponese, sei legato alla quella cultura?
No, non sono legato in alcun modo al Giappone, anche se la cultura mi affascina. Ho scelto Kawari perché significa “l’ultimo riflesso della luce sull’acqua prima del tramonto” e mi ha colpito la sacralità di questa immagine.
Roberta Usardi
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