HERETICO – DOPO QUESTO APPARENTE NULLA al Teatro India di Roma
Heretico – Dopo questo apparente nulla apre al Teatro India, dal 6 al 8 novembre, il Trittico delle Religioni, un percorso di Stagione ideato dal Teatro di Roma per indagare, mediante la forma espressiva teatrale, il complesso rapporto tra storia, fedi religiose e società contemporanea.
La compagnia Leviedelfool porta in scena una pièce dalla drammaturgia lineare che traccia un percorso scandito da sette capitoli: 1. Se non lo capisci allora è sacro; 2. La leggerezza nelle gambe; 3. Brucia, pensiero, brucia; 4. Vi do la mia pace; 5. Intanto le nuvole; 6. Le balene e la fine del mondo; 7. Non fare caso all’uomo dietro la tenda.
Il leitfaden della rappresentazione potrebbe essere individuato nel pensiero e nelle parole del filosofo nolano Giordano Bruno, figura emblematica dello spettacolo: la volontà dell’uomo di conoscere il mondo – gli innumerevoli mondi – usando il proprio libero pensiero in opposizione a un sapere dogmatico e imposto che, lungi dal rappresentare una fonte di luce, limita e oscura le vite dei credenti facendole sprofondare in uno stato di riverenza aggressiva, ridicola superstizione e timore paralizzante.
Le sette fasi, ritmate dalle musiche originali di Massimiliano Setti, ruotano attorno a differenti personaggi la cui comparsa sul palco si profila come una serie di epifanie laiche e irriverenti: Teresa Luce, un’aspirante ballerina frustrata dalla propria vita matrimoniale, interpretata dal regista stesso Simone Perinelli; papaboys ferventemente e acriticamente innamorati della Bibbia (Claudia Marsicano e Daniele Turconi); una giovane adolescente che non si oppone alle tentazioni, impersonata dalla danzatrice Elisa Capecchi.
Attraverso questi momenti lo spettatore è portato a riflettere su temi attuali e spinosi, quali il rapporto tra il cristianesimo, le altre religioni e il progresso scientifico; l’omofobia che, diventando un vero e proprio habitus mentale, si insinua sempre più nel linguaggio e nei comportamenti quotidiani; i reati di pedofilia commessi da una parte del chiericato; lo sconforto profondo di non trovare un senso ordinatore delle cose e immanente ad esse.
Ma, dopo questo apparente nulla, la sacralità della vita non è negata né annullata. Il monologo finale del fool giullare, infatti, riportandoci in una dimensione domestica e intima, ci colloca davanti al ricordo – presente in ognuno di noi – del proprio sé da bambino, unico e ultimo giudice, che ci richiede di vivere una vita terrena, ineluttabilmente.
Eleonora De Caroli
Foto di Manuela Giusto