“Hans e Gret”: “il carrubo fiorirà”! al Cineteatro Don Bosco di Potenza
Una fiaba ha conquistato il pubblico del Cineteatro Don Bosco di Potenza martedì 8 ottobre nell’ambito di “Città delle 100 scale Festival”: “Hans e Gret”, per la gioia dei più piccoli!
Uno spettacolo entusiasmante, coinvolgente, delicato dove – a suon di applausi – i piccoli spettatori hanno cantato a squarciagola la hit speciale della rappresentazione: “il carrubo fiorirà”. Uno spazio scenico colorato con elementi essenziali ci accoglie e ci fa pensare alla Sicilia – che non è mai citata verbalmente, ma ci sono continui rimandi – in primis il dialetto degli attori, che ha destato sorrisi spontanei per la bellezza di questo idioma. Delle sedie abitano la rappresentazione fungendo da letto, lavabo, bagno e gli attori sono così bravi a immergersi in questo spazio che sembrano stanze vere. All’interno di questa casupola sgangherata vivono un taglialegna, la sua seconda moglie e i piccoli Hans e Gret. È una famiglia poverissima che ha in testa un solo quesito fondamentale ripetuto a intervalli di tempo precisi: cosa si mangia oggi? E domani? E dopodomani? La risposta della matrigna è quasi sempre la stessa: cipolle nei giorni feriali e pane secco la domenica. L’unica cosa da fare, per non pensare alla fame che li divora, è dormire e guardare fuori dalla finestra dove si affaccia un carrubo, che funge da leitmotiv per l’intera rappresentazione. C’è un piccolo problema, oltre alla fame. Il pubblico si accorge subito che uno degli antagonisti è la matrigna, che riesce a convincere il taglialegna ad abbandonare Hans e Gret in un bosco imprecisato. Hans e Gret però sono furbi, si sono riempiti le tasche di sassi che lasceranno cadere a terra a mo’ di sentiero per poter tornare a casa. Ma, un altro imprevisto li attende: l’incontro con una megera ipovedente che non renderà facile il loro ritorno.
Divertente, travolgente e brillante. La fiaba di “Hans e Gret” di Emma Dante è semplicemente originale e conquista il pubblico grazie alla bravura degli interpreti e grazie a uno xilofono, un violino, un ukulele, un flauto, una fisarmonica e due maracas.
Debora Colangelo