GUILTY – COLPEVOLI al MODUS di VERONA
Ogni volta che una donna lotta e diventa consapevole, ha il potere di cambiare il mondo.
Lo spettacolo GUILTY (Colpevoli), scritto e diretto da Consuelo Trematore, con Alessia Antinori, Laura Murari, Sabrina Pedrett/Chiara Rigo e Marisol Trematore, voci maschili Michele Vigilante, Michele Matrella e Francesco Speri, incluso nella rassegna T-DONNA, è andato in scena presso la nuova realtà teatrale di Verona, il MODUS. È necessario, prima di dilungarsi sull’interessante co-produzione Roots-Teatro Impiria, soffermarsi su questo spazio artistico voluto fortemente da Andrea Castelletti, già anima dell’itinerante Teatro Impiria. Non avendo il sostegno del Comune, è stata avviata una campagna di crow-funding per raccogliere fondi e poter ripristinare un edificio presso piazza di Orti di Spagna, quartiere San Zeno. Ci sono stati aiuti da aziende e professionisti e attualmente la campagna donazioni, per sostenere l’iniziativa, è ancora aperta. Il teatro comprende un grazioso bar con prodotti artigianali e locali, nonché una libreria di usato, il cui ricavato viene sempre reinvestito nel progetto “La cultura è apertura, la cultura si fa partecipando“. Questo è davvero un nuovo mondo artistico da proteggere e rafforzare e necessita del contributo della gente: Modus non è solo teatro, ma anche cinema, musica, conferenze, rassegne. Castelletti ci ha creduto fermamente e, prima dello spettacolo, racconta con passione l’iniziativa e i passaggi avvenuti, ricordando al pubblico attento e numeroso che “È necessario ritenersi parte dello spazio per poterlo far vivere”. Complimenti davvero a questo nuovo cuore teatrale che pulsa nel centro di Verona.
GUILTY è un copione originale, la cui forza risiede nelle attrici che interpretano donne esistite realmente e che sono diventate pietre miliari. Definirle colpevoli è mettere in scena tutta la Storia, in ogni tempo e in ogni epoca, in ogni cultura e in ogni continente, laddove le donne, solo per il semplice fatto di esserlo, sono state sporcate, violentate, esiliate. Solo una donna può comprendere fino in fondo la forza di questo testo perché ha su di sé tutta l’innominabile ingiustizia che è stata perpetuata sul suo genere fin dagli albori. Non si tratta di femminismo o vittimismo, c’è verità, c’è consapevolezza nuova. Le interpreti riveleranno solo alla fine le loro identità, mostrando i fili delle storie e della Storia che si intrecciano, eliminando spazio e tempo.
Ci sono le prime apparizioni, semplici ombre velate, un richiamo ai ruoli-ombra che il femminile ha sempre dovuto affrontare e affronta, e poi ci sono le coraggiose presentazioni. C’è la donna-lupo, la strega condannata al rogo, colei che grida la necessità del risveglio e chiama le altre alla lotta per riappropriarsi delle proprie anime. C’è la donna che vuole vivere ma che deve rimanere lontano da tutti perché nessuno vuole togliersi la maschera e capire veramente chi è. Si prega un dio maschile invisibile e si rifiuta la libertà, troppo alto il prezzo da pagare andando contro i ruoli sociali e familiari, contro le convenzioni e le leggi. Le donne lottano tra loro, potrebbero essere forti insieme ma allontanano colei che le strattona dal torpore. C’è la donna vittima di stupro, incapace di vivere e di capire fino in fondo il dolore e il male che le sono capitati. C’è la donna esiliata dalla Siria, lontano dalle leggi arabe che vietano loro persino di scrivere. C’è la donna potente, la principessa storiografa, che è stata indotta alla congiura omicida a causa delle successioni ereditarie da sempre in linea maschile. Si scontrano e non capiscono, finché la storia restituisce ciò che si è perso e allora, col senno di poi, il risveglio avviene e le donne colpevoli in quanto donne, vengono assolte e liberate dal peso dell’umanità che celebra da sempre il maschile. Le voci fuori campo sono di uomini che non appaiono mai, sono echi di qualcosa che non ha più senso ma che continua ad esistere, sono voci vuote che vanno solo spente. Ognuna di noi può identificarsi in queste attrici che pregano, piangono, gridano e poi via, verso una nuova esistenza. Non c’è un prima e un dopo, è sempre adesso, il momento per ogni Donna di essere se stessa, di far esplodere la propria anima e togliersi finalmente di dosso secoli di buio e di silenzio. La recitazione non è chiassosa, appare chiara e diretta, senza incertezze, le voci sono limpide, non ci sono vezzi o vanità.
Citando Clarissa Pinkola Estés e il suo Donne che corrono coi lupi “la Donna Selvaggia è la salute di tutte le donne”. Grazie a Consuelo Trematore per aver creato uno spettacolo che può risvegliare le coscienze riflettendo su un passato che è ancora molto simile al presente.
Silvia Paganini
Foto di Sergio Fea