Guido Tongiorgi a Venaria: il pianoforte jazz tra Mina e Django Reinhardt
Con l’estate sono ripartiti anche i concerti alla Reggia di Venaria. Organizzati dall’Associazione Lingotto Musica (dal nome della storica struttura industriale torinese), gli appuntamenti sono ripartiti a maggio, nell’Auditorium Agnelli, con l’Accademia Bizantina di Ottavio Dantone, che ha proposto Vivaldi. Col caldo, però, si può stare all’aperto, e così Venaria (come altre volte in passato) ha messo a disposizione un suo spazio: la Cascina Medici del Vascello, così chiamata dopo il 1887, quando Umberto I di Savoia vendette la tenuta del Parco della Mandria alla Famiglia Medici del Vascello, che rimasero i legittimi proprietari della stessa fino alla definitiva cessione alla regione Piemonte, nel 1976. Si tratta di un ampio cortile oltre i preziosi e curati giardini, che nel tempo è stato: allevamento di cavalli per l’esercito sardo, poi comprensorio per la caccia (al cervo ma anche alla piccola selvaggina), poi polo per la mezzadria (all’epoca azienda agricola modello).
Il 12 giugno, noi abbiamo avuto il piacere di ascoltare Guido Tongiorgi, raffinato compositore pisano di appena venticinque anni. Tongiorgi ha studiato pianoforte classico con Ottavio Tenerani, ma poi si è spostato sulla versione jazz del pianoforte, formandosi alla Civica Scuola di Musica Claudio Abbado. Fra l’altro, ha conseguito anche la laurea magistrale in musicologia della Sapienza di Roma, dove attualmente vive. Sabato scorso ha deliziato il pubblico con un medley forse poco ortodosso ma comunque molto delicato, e dunque convincentissimo. Alternando jazz puro a versioni jazz di canzoni italiane di passati più o meno recenti, è riuscito a plasmare un’occasione che dimostrasse non solo la bellezza, ma anche la permeabilità di un genere attraverso il quale si può agevolmente adattare altri pezzi senza tuttavia denaturarli o sconvolgerli, e lasciando anzi emergere l’anima stessa – in termini di note – di quei motivi che magari già conosciamo ma che poi (essendo eterni) non afferriamo mai. Tongiorgi è partito quindi con Città vuota, di Giuseppe Cassia e Piero Gosio, nota a tutti nella versione della Tigre di Cremona; e ha continuato con: Nuages di Django Reinhardt, Renoir di De Gregori, Parlami d’amore Mariù di Neri e Bixio, A foggy day di Gershwin, African flower di Duke Ellington, Papaveri e papere di Panzeri, Rastelli e Mascheroni, e infine Moonlight Serenade di Glenn Miller. L’evento è stato davvero piacevolissimo, rilassante, magico.
La programmazione di Lingotto Musica prosegue sino al primo luglio.
Davide Maria Azzarello