“Godzilla e la tempesta” è il nuovo singolo di Orco – L’intervista
Lo scorso 29 settembre è uscito “Godzilla e la Tempesta” il nuovo singolo di Orco, alias Fabrizio Gelli, cantautore genovese già parte della band Esmen come chitarrista, cantante e autore, che nel 2019 ha vinto al MEI di Faenza il Premio Italiano Videoclip Indipendente. Dopo gli Esmen, Fabrizio entra come chitarrista nella band Od Fulmine, con la quale pubblica due dischi e gira l’Italia in concerto. Il progetto solista arriva dopo queste esperienze e per saperne di più gli abbiamo fatto qualche domanda.
“Godzilla e la tempesta” è un brano acustico dolce e poetico, canti nel ritornello “essere Godzilla e non potere nulla, stringi stretti i denti e libera le mani” è un invito a non arrendersi mai?
È un invito ad avere coraggio. A capire che ci sono situazioni in cui bisogna lasciare che le persone affrontino da sole i loro abissi. Neanche Godzilla, grande e grosso com’è, può far nulla di fronte a un cuore infranto.
Il testo di “Godzilla e la tempesta” è molto interessante, ci sono altri due passaggi che vorrei mi spiegassi: il primo “ha l’aria di un abbandono, consideralo un dono” e poi alla fine “l’acqua scorre, le cose succedono”, due lezioni di vita?
Due lezioni che ho imparato, non certo che voglio dare. La canzone parla della necessità che ognuno compia il proprio percorso di crescita individuale. Di quando è inutile tenere strette le persone e il gesto più generoso che si può compiere è “abbandonarle”. Le cose scorrono, andranno come devono andare.
La copertina di “Godzilla e la tempesta” è un disegno, da dove è emersa l’idea e cosa rappresenta?
È un frammento del disegno che Massimo Kabuto Repetto ha realizzato per la copertina dell’album di esordio di Orco. C’è una casa piccola, in fiamme e una luna enorme. Io ho sempre guardato la luna per dare spazio ai miei sogni.
Girerai il video di “Godzilla e la tempesta”?
Con l’amico e videomaker Lorenzo Santagada abbiamo realizzato un video con i nostri smartphone. Non sarà un videoclip vero proprio, ma un esperimento visuale che racconta un pezzo del mondo di Orco ripreso dal punto di vista di esseri microscopici.
“Adele” è stato il tuo primo singolo da solista, uscito lo scorso giugno, un brano che parte elettronico e poi si espande includendo anche sonorità acustiche, in cui canti “ho Adele dentro”, cosa rappresenta per te Adele?
Adele è l’estate. È quello che ti manca, che resta dentro. Quel pensiero in cui ti perdi quando senti il bisogno di naufragare.
Il tuo primo album da solista è in uscita a fine novembre, puoi darci qualche anticipazione (titolo, quante canzoni avrà, se ci sono collaborazioni)?
Il disco si chiamerà “Granara Blues”. Sarà una raccolta di canzone scritte in un luogo prezioso e misterioso. Conterrà sette canzoni prodotte e registrate insieme a Mattia Cominotto e Tristan Martinelli, due formidabili musicisti e produttori. Nel disco hanno suonato anche Stefano Piccardo, Stefano Ruiu e Danilo Palladini, miei compari di band nei live.
Hai già in programma dei concerti dopo l’uscita del disco?
Per ora non c’è niente di programmato. È cosi complicata la questione live ultimamente che ho preferito concentrarmi a scrivere, produrre e sperimentare. In questi mesi ho suonato molto a casa, da solo. Chitarra e voce e una pedaliera enorme che produce riverberi, delay, distorsioni, cori e synth. Non vedo l’ora di poter portare questo live in giro. E poi, appena questo periodo terribile alle spalle, tornerò in sala prove a lavorare con i miei amici per un set con la band.
Con gli Od Fulmine hai fatto molti concerti, in compagnia di band come Tre Allegri Ragazzi Morti e The Zen Circus, come Orco con chi ti piacerebbe condividere il palco?
Con Andrea Lazlo Desimone e Dimartino. Senza ombra di dubbio due progetti italiani che mi entusiasmano. Ma sul palco vorrei tornarci anche con i miei compari degli Od Fulmine. Suonare con loro è una cosa che mi manca in un modo che non riesco neanche a descrivere.
Sei anche docente, quanto inegnare influenza la tua scrittura?
È difficile da dirsi. Tengo molto a separe gli ambiti e allo stesso tempo a mantenermi coerente. Il prof e il musicista si incontrano poco, ma sono la stessa persona.
Ultima domanda, perché hai scelto Orco come nome d’arte?
Orco è un nome che (mi?) obbliga a riflettere. Il mio orco è grande grosso e canta canzoni d’amore e gentilezza. È cattivo? È buono? Chi è normale? Cos’è la normalità?
Roberta Usardi