Gli Iron Mais e l’ultimo album “Woodcock” – L’intervista
Lo scorso 21 febbraio è uscito per Man!nalto Records “Woodcock” (qui la recensione), il nuovo album della cow-punk band Iron Mais, composta da Jack Latreena aka Jack Pannocchia (voce, banjo, vanga slide, chitarra acustica), La Contessina (voce, violino), Ragazzo Nutria (chitarra elettrica), Burrito (batteria), Il Mitraglia (contrabbasso). Dopo aver ascoltato e recensito il disco, abbiamo fatto qualche domanda alla band, per conoscerli meglio.
Come vi è venuta l’idea di tramutare in chiave country, folk, western i successi del rock aggiungendoci anche una buona dose di sana ironia?
Più di un lustro fa ci è venuta quest’idea di fondere tutti i nostri gusti musicali e farli confluire in questo genere, ai tempi pressoché sconosciuto in Italia e che ci galvanizzava oltre a divertirci molto; abbiamo quindi incominciato a fare pezzi nostri sempre seguendo lo stile “cowpunk” e a tirare in causa tutti i più grandi nomi della musica, stravolgendo i loro pezzi in stile Iron Mais.
Il nome Iron Mais è un richiamo agli Iron Maiden, anche per i caratteri del logo, come mai avete scelto loro? Ho ascoltato la versione di “Can I play with madness” nel vostro disco del 2017 “The Magnificient Six”, avete in serbo qualche altro loro pezzo su cui lavorare prossimamente?
Gli Iron Maiden sono un’istituzione nel mondo del hard rock e sono rimasti nella storia per i loro pezzi e anche per il loro font; abbiamo quindi pensato di omaggiarli in tutti i sensi. Visto che cerchiamo sempre di evolverci anche dal punto di vista tecnico la prossima volta forse proveremo ad osare con “The Phantom of the Opera “.
La parola “cock” era presente anche in un vostro precedente lavoro “Hard Cock” (2015), il gallo è un vostro simbolo, oltre alla pannocchia?
Potremmo dire di sì, anche perché abbiamo giocato con il doppio significato della parola in entrambi gli album, quindi in realtà il “Cock” non sta a significare solo gallo (lol) .
Nel 2019 era uscito l’EP “Smoke on the water” con il brano omonimo e l’inedito “Sole”, che troviamo anche in “Woodcock”. Come mai avete scelto di fondere l’EP in questo album?
Perché ci piaceva l’idea di considerare l’EP come una sorta di anticipazione del futuro album, nel quale avevamo già pensato di incorporare in seguito i due pezzi…. Lo stesso discorso vale per entrambe le copertine.
Qual è la cover di cui siete più soddisfatti per il momento?
Difficile dare una preferenza, comunque penso che i nostri cavalli di battaglia rimangano sempre “Killing in the name ” dei Rage Against The Machine, “Thriller” di Michael Jackson,” The Wall” dei Pink Floyd ,”Jump” dei Van Halen e ovviamente “Can I Play With Madness” degli Iron Maiden.
Quali sono i vostri prossimi progetti, superato questo momento di fermo?
In questo momento avremmo già dovuto essere in tour da qualche mese ormai, quindi il progetto era di promuovere l’album con i nostri carichi live. Invece, in questo momento di incertezze, ci è consentito solo aspettare, come tutti, il ritorno della normalità anche nel campo della musica. Ovviamente in questo periodo ci dedicheremo a qualche diretta on line o collaborazione a distanza, ma soprattutto a scrivere, suonare e restare pronti a ricominciare.
Roberta Usardi
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