Gli Autostoppisti del magico sentiero e il primo EP “Sovrapposizione di antropologia e zootecnica”
Venerdì 24 aprile è uscito per New Model Label “Sovrapposizione di antropologia e zootecnica”, il primo EP degli Autostoppisti del magico sentiero, una formazione che ha origine friulana e che comprende Fabrizio Citossi (chitarra), Angelo Floranno (attore), Giancarlo Schiaffini (trombone), Giovanni Maier (contrabbasso), Martin O’Loughlin (didgeridoo), Federico Sbaiz (piano e synth) e le voci di Franco Polentarutti e Annamaria De Conti, quest’ultima anche creatrice del progetto grafico.
Quest’opera prima include cinque brani originali, di genere molto particolare, costituito da un intreccio sonoro spesso dissonante (volutamente) e con la voce che, profonda, non canta, ma narra, interpretando i testi tratti da “Le vie dei canti” di Bruce Chatwin (1953) sulla musica di Fabrizio Citossi. E di storie da narrare ce ne sono, come ben evidenziano i titoli non convenzionali così come il titolo dell’EP.
Si parte “Mongolian River”, unico brano con musica e testo di Fabrizio Citossi, che vede la chitarra acustica risaltare nel suo incedere ritmico mentre il contrabbasso dona spessore e il trombone e il didgeridoo adornano l’intreccio musicale degli altri due strumenti, la voce racconta di un viaggio che si rivelerà inutile, dall’Africa alla Mongolia, attraversando l’Asia centrale facendo l’autostop ai distributori di benzina, nell’intento di “scomporre la genetica che mi compone”.
“La città è un ovile sovrapposto ad un giardino” inizia con la chitarra, il trombone e il pianoforte, per ampliarsi successivamente al contrabbasso e al didgeridoo, la voce parla dei primi dittatori, definiti “pastori del popolo” e per questo motivo “la città è un ovile sovrapposto ad un giardino” e che l’esercito è il “surrogato di una tribù di nomadi”.
“Paleoword” inizia con un tappeto suggestivo creato dal sintetizzatore, con il trombone a fare da ornamento; la voce dopo aver declamato che “le lingue consistono di parole molto lunghe, piene di suoni difficili e cantate più che parlate”, simili ai gigantosauri rispetto ai rettili di oggi, si tramuta in onomatopea sovrapposta ad altre voci che attuano una specie di scat e altri effetti sonori.
In “Bilanciamento d’inerzie tra ordini contrapposti” la voce parla di capitalismo e del “concetto di trasferire e accrescere le proprie ricchezze vive esiste da quando esiste la pastorizia” e dell’idea che il mondo ha origine proprio da lì, gli animali domestici sono moneta corrente, che corre, dal francese “courir”.
“Stanzialità intesa come bene di consumo”, asserisce subito che “psichiatri, politici e tiranni continuano ad assicurarci che la vita nomade è un comportamento anormale, una nevrosi, una forma di desiderio sessuale inappagato: una malattia che per il bene della civiltà deve essere debellata”.
Nel complesso i cinque brani portano chi ascolta in un ambiente sonoro inusuale, che si rinnova ad ogni traccia, a fare da supporto empatico alla voce incaricata di portare a destinazione il messaggio che i titoli delle canzoni evocano. Un EP che suscita curiosità e che tiene sempre alta l’attenzione, una produzione originale di cui già attendiamo di ascoltare il seguito.
Roberta Usardi