“Gli anni incompiuti” – Le età di Francesco Falconi
È l’Italia degli anni ’80 quella di Marco e Aurora, due amici speciali, legati da quella data di nascita che si palesa ogni quattro anni e che li ha uniti casualmente, sin dal compimento del loro ottavo anno d’età, che li scopre così diversi ma, al tempo stesso, così affini e complementari tra loro.
“Aurora lo definisce il compleanno bisesto, io il vero compleanno speciale. Gli altri tre per me sono bugiardi, per lei incompiuti.”
Un’amicizia, un amore forse, che cresce quasi incondizionata con il trascorrere del tempo e non senza affrontare momenti di distacco, di paura e di crescita che finiranno sempre per riportarli l’uno accanto all’altra e in luoghi sempre diversi da Grosseto a Siena, nella Maremma Toscana, fino a Roma, anche attraverso i cambiamenti storici, politici ed economici che l’Italia ha visto dai primi anni ’80 fino ai giorni nostri. Ma c’è qualcosa che Marco non dice, fino a quando non arriva per lui il momento di intraprendere una nuova strada, che in quegli anni era ancora torbida e difficile da affrontare: l’omosessualità è ancora il grande tabù dell’ignoranza.
“Dopo così tanti anni il mio muro di silenzio sta per diventare polvere.”
Sono grandi dentro di lui quella paura e quel senso di colpa che lo accompagnano sin da bambino – “E se quando mio padre svilupperà il rullino si percepisse solo la bugia di questi attimi?” – e quel desiderio di amore a tutti i costi che invece suo padre stesso gli nega, che lo fa sentire inadeguato, portandolo alla non accettazione di sé.
Francesco Falconi con “Gli anni incompiuti” (La Corte, pp. 272 , euro 17,90) scrive pagine che si sfogliano leggere nella forma e nel linguaggio, ma che mettono a nudo tutti i sentimenti e le emozioni dei personaggi, che mantengono viva la curiosità attraverso le tante le domande che non hanno trovato e non trovano ancora una risposta. Cosa riserva la vita? Di cosa abbiamo bisogno per essere felici? E cosa è che ci manca?
“Lei ci aveva pensato un po’, quindi mi aveva indicato il quaderno di matematica. Mi aveva detto che crescere era una sottrazione. Si nasceva pieni di sogni, di amore e di speranze. Poi, con il passare degli anni, la vita ci toglieva qualcosa. Un bacio, un abbraccio, una promessa, una parola gentile. E d’improvviso un giorno ci si rendeva conto che ci era stato tolto troppo e che l’equazione era ormai conclusa.”
Marianna Zito