“Gli anni del coltello”, il romanzo di Valerio Evangelisti
Roma, 1849. L’esperimento della Repubblica romana è fallito e l’ordine pontificio è restaurato, a seguito dell’intervento militare francese deciso dal futuro Napoleone III. Gli insorti, che hanno partecipato al sogno repubblicano e democratico, sono in fuga da Roma. Tra questi il forlivese Gabariol, all’anagrafe Giovanni Marioni, che a seguito della sconfitta decide di continuare la resistenza rivoluzionaria a suo modo.
“Secondo me cominciano gli anni del coltello”.
Il romanzo “Gli anni del coltello” (Mondadori, 2021, pp. 252, euro 20) di Valerio Evangelisti ci racconta le imprese di Gabariol nella cornice storica dei moti del Risorgimento italiano. Il protagonista, nell’attesa di un’insurrezione popolare che possa liberare l’Italia dal giogo austriaco e dai vari monarchi, intraprende una lotta senza quartiere contro i suoi nemici. Armato di coltelli e lime affilate, le armi del popolo, Gabariol mette a segno azioni furtive per eliminare i tiranni, per punire e spaventare gli oppressori, al fine di mantenere viva la fiamma della rivoluzione e innescare la miccia di una futura insurrezione popolare.
“Tutti abbiamo un coltello, e ogni brigante ha una gola. […] Bisogna che abbiano paura, che non osino mettere il naso fuori casa. Si tengano il giorno, la notte ci appartiene”.
Il romanzo di Evangelisti – tra insurrezioni fallite, assassini furtivi, barricate cittadine, furiose repressioni – ci racconta la storia dimenticata dei personaggi del popolo che hanno partecipato al Risorgimento italiano per il sogno di una Italia repubblicana e democratica. Personaggi che sono realmente vissuti e che hanno popolato gli eventi storici riportati fedelmente nell’opera. “Gli anni del coltello” è un romanzo storico appassionante, vibrante e crudo, che fa luce sul Risorgimento vissuto dai ceti popolari che hanno combattuto e dato la vita per una Italia unita e libera.
Domenico Lauria