“Giusto la fine del mondo” con la regia di Frangipane al Piccolo Eliseo
Dal 13 febbraio all’1 marzo è in scena al Piccolo Eliseo di Roma “Giusto la fine del mondo”, opera del 1990 di Jean-Luc Lagarde, per la regia di Francesco Frangipane con Anna Bonaiuto, Alessandro Tedeschi, Barbara Ronchi, Vincenzo De Michele e Angela Curri.
Un divano e accanto una lampada da terra, un grande quadro – di cui vediamo solo la cornice – un tavolo con sedie, un mobile da cucina, l’idea di vetrate tutt’intorno, per permettere ai protagonisti di entrare uscire dallo spazio, e allo spettatore di sbirciare dentro. Sembrano esserci tutti gli elementi per un focolare domestico, pronto ad accogliere una famiglia che si riunisce di domenica. Scriveva Tolstoj che tutte le famiglie felici si somigliano, mentre quelle infelici, lo sono ognuno a modo proprio. Ed è di una di queste famiglie infelici che Lagarde/Frangipane ci raccontano. “34 anni, è questa l’età in cui morirò”, Louis ci si presenta così, prima di varcare la soglia della casa della madre, facendovi ritorno dopo molto tempo, proprio perché ha qualcosa di importante da dire, un’ultima volta, e per potersi sentire padrone della propria vita, ancora un’ultima volta.
Ad aspettarlo, la madre vedova, i due fratelli Antoine e Suzanne e la cognata Catherine. Ma soprattutto un torrente di parole, che cercano – in un breve lasso di tempo – di riempire il vuoto di anni. E quello che esce dalle bocche è un misto di imbarazzo, rabbia, frustrazione, gioia, preoccupazione, ricordi recuperati e respinti, tutto insieme, tutto addosso a Louis, che si ritrova privo di forza nel rispondere in alcun modo. Ad ognuno dei familiari è affidato un monologo, a volte eccessivamente lungo e attorcigliato su sé stesso, ma sicuramente efficace nel rendere l’urgenza che i protagonisti hanno di dire tutto e subito, perché chissà se ci sarà un’altra occasione per raccontarsi, anche male, ma comunque mettere tutto sul piatto. Il filo conduttore è per tutti l’assenza di amore: chi pensa di non averne dato, ma soprattutto non averne ricevuto a sufficienza, a dovere. È una storia che ci svela la vera essenza dell’amore, che non ha nulla a che fare col romanticismo o con i sorrisi felici. È un amore pratico e reale, in cui ciò che importa è litigare, fare la pace, esserci. Niente a che vedere con poche parolette, così le chiama Suzanne, scritte dietro a una cartolina presa dal tabaccaio.
Frangipane si mette a disposizione della storia che scorre lineare senza troppi sussulti. Tra tutti i bravi attori, Anna Bonaiuto e Vincenzo De Michele spiccano per presenza scenica e per quell’ironia appena accennata, che spezza un testo altrimenti carico di dramma e tristezza, per tutto ciò che non si è stati in grado di fare.
Laura Franchi