Giorgio Borghetti, attore e doppiatore – L’intervista
Giorgio Borghetti: attore e doppiatore, presenta il suo nuovo lavoro dedicato al mondo che lo ha visto nascere come artista.
In molti la conoscono come attore di fiction, ma lavora moltissimo nel mondo del doppiaggio. La verità è che ha cominciato proprio da lì, quando era bambino…
Sì, avevo 8 anni. Un ruolo molto importante fu quello in “E.T.”, poi ci sono stati i film di animazione e le serie televisive, dedicate ai ragazzi, che mi hanno portato poi ad altri ruoli da adulto.
Quando ha sentito che però voleva fare l’attore?
A 25 anni, quando volevo mollare tutto e fare il maestro di sci. Sono appassionato di sport e lo sci mi piace molto. Per mia fortuna un mio caro amico mi fece capire quanto comportasse quel lavoro, in quanto a impegno fisico e pazienza, e così cambiai idea. Mi misi a studiare e fondamentale fu per me l’incontro con Riccardo de Torrebruna, mio insegnante e mentore. Dopo iniziai subito con le fiction, “Incantesimo”, “Carabinieri”, “Elisa di Rivombrosa” e le grandi soap opera, “Cento Vetrine” ed “Un posto al sole” e così via. In realtà non era nelle mie intenzioni diventare attore, ma sono felice del mio percorso.
Adesso è impegnato con un nuovo progetto, di cosa si tratta?
È un cortometraggio, “Captain T – La condanna della consuetudine”, e già il sottotitolo dice tutto. Parla di Tommaso, un doppiatore cinquantenne che è “prigioniero” della sua voce, prestata a un supereroe di fama mondiale. Tutti lo vogliono per le sue note vocali, tutti vogliono sentire la sua voce, ma il suo sogno è quello di fare l’attore, di metterci la faccia. Tutto intorno a lui però sembra voler far sì che questo non accada.
Lei è produttore oltre che protagonista del corto, quale motivazione l’ha spinta a farlo?
Perché è un omaggio al mondo del doppiaggio che mi ha fatto entrare in quello dello spettacolo. La particolarità di questa produzione è che ci sono esclusivamente attori-doppiatori, di grandissimo livello. Così, si potranno chiudere gli occhi e ritornare alle voci dei film americani che ognuno di noi ha amato e che ci hanno fatto sognare.
È quasi una sua autobiografia?..
Sì, ma al contrario. Quando ho cominciato io a fare l’attore, sul mio curriculum le esperienze come doppiatore non c’erano. Questo perché purtroppo in Italia c’è l’idea che questo lavoro sia fatto a compartimenti stagni e che se lavori in un ambito, cinema, teatro, televisione o appunto doppiaggio, tu debba rimanere in quello. Guardati da lontano siamo classificati in un certo modo. Invece la mia idea è che, se è vero che alcuni non possono fare tutto, altri ne sono in grado e anche molto bene. Io interpreto il mio mestiere come una specie di torta, con tante fette: il lavoro è lo stesso, è il linguaggio da utilizzare che è diverso.
L’idea quindi è stata sua?
Sì, l’ho proposta ad Andrea Walts, regista appena trentenne appassionato di doppiaggio. È per questo suo interesse che ci siamo conosciuti. Anche Francesco Filacchione, direttore della fotografia, è molto giovane, ha 26 anni, stessa età del tecnico degli effetti speciali, Matteo Zallocco. Essendo una storia in cui si parla del mondo dei supereroi, c’era bisogno di una dinamica tutta particolare e lui ha fatto un lavoro notevole.
È in lizza per dei premi?
La società di distribuzione Premiere Film, con sede in Italia e negli USA, ne ha i diritti fino a gennaio del 2022 e lo sta iscrivendo a tutti i festival nazionali ed internazionali di questo periodo.
Ha in programma di farlo diventare un lungometraggio?
Sì, perché ho voluto raccontare poi tutto il mondo che è intorno a Tommaso. Questo a sottolineare che nel corto è evidenziata la solitudine, anche relazionale del protagonista. Anche nel film ci saranno attori-doppiatori, con la differenza che nel corto siamo soltanto uomini, mentre qui compaiono anche delle donne, sempre attrici-doppiatrici.
A che punto siete con la lavorazione del film?
Attualmente siamo alla scrittura, alla quale sto lavorando con Walts, regista e sceneggiatore di entrambe le produzioni. Abbiamo fatto una prima stesura e i personaggi, ma mano che procediamo, stanno prendendo sempre più corpo. Le parti invece sono state già assegnate. Come dicevo prima, il livello dei miei colleghi è molto alto e sono molto felice ed orgoglioso che mi abbiano detto tutti di sì.
Cosa può dire ai giovani che si avvicinano al mondo del doppiaggio? So che ci sono molti adolescenti che partecipano ai corsi e vorrebbero fare questo lavoro.
Mi sento di dire di rivolgersi esclusivamente a persone serie, a scuole affidabili. Ci sono professionisti preparati, che insegnano in modo valido, ma c’è anche tanta gente che “vende fumo”, che fa spendere molti soldi, inutilmente, e questo non è giusto. Importante è anche accertarsi che chi viene pubblicizzato come insegnante o collaboratore della scuola, lo sia veramente. Capita che queste persone, non sappiano neanche di essere state citate. Un’altra cosa che dico sempre, riguardo al mio settore, è di non dare mai denaro per entrare in un agenzia. Solo quando si fanno i book fotografici, allora si paga il lavoro dei fotografi e ha senso, ma si deve diffidare di chi chiede soldi per farti lavorare.
Francesca Padula