“Gioco e Realtà” di Donald W. Winnicott
Il filo conduttore del libro “Gioco e Realtà” di Donald W. Winnicott (titolo originale: Playing and Reality, Armando Editore, Roma nuova edizione 2019, pp. 253, euro 20), il primissimo formarsi della vita immaginativa e dell’esperienza culturale, si dipana lungo tutti gli articoli in esso presenti. Ripercorrendo rapidamente gli argomenti trattati si va dagli oggetti e i fenomeni transizionali, al sognare, fantasticare e vivere, al gioco, alla creatività, alluso dell’oggetto e dell’entrare in rapporto attraverso le identificazioni, al posto dell’esperienza culturale, al ruolo dello specchio, al ruolo delle identificazioni incrociate, allo sviluppo adolescenziale. Senza porre interpretazioni o giudizi di sorta sulla teoria degli oggetti e dei fenomeni transazionali, possiamo solo dire che, in questa fase dello sviluppo dell’Io, il bambino costruisce un legame tra la sua soggettività e la realtà oggettiva.
Come afferma Winnicott, gli oggetti e i fenomeni transizionali appartengono comunque al regno dell’illusione che è alla base dell’inizio dell’esperienza che è resa possibile dalla “speciale capacità della madre di adattarsi ai bisogni del bambino, dandogli così l’illusione che ciò che egli crea esista davvero”. La mamma dà al bambino l’illusione che il seno sia parte di lui, come se fosse sotto il suo magico controllo. L’onnipotenza diventa un fatto di esperienza. Il compito della mamma è quello di disilludere gradatamente il bambino e ci riuscirà solo se, paradossalmente, è stata proprio in grado di offrirgli molteplici occasioni di illusione. L’importanza di questo passaggio consente al bambino di arrivare successivamente alla percezione oggettiva basata sull’esame di realtà. Il bambino all’inizio non sa cosa debba creare e così l’offerta del seno da parte della mamma, con il suo naturale impulso a nutrirlo, insieme al suo essere sufficientemente buona, gli permette di mostrare la forza dei suoi bisogni, consentendogli di vivere l’illusione “che vi sia una realtà esterna che corrisponda alla sua capacità di creare.”
L’area dell’illusione acquisisce la funzione fondamentale dell’oggetto transizionale e dei fenomeni transizionali, ossia il passaggio che gli esseri umani compiono verso la disillusione, e nel bambino ciò avviene attraverso lo svezzamento. Ci sembra importante sottolineare come quest’area intermedia di esperienza, secondo Winnicott, “costituisce la maggior parte dell’esperienza del bambino e per tutta la vita viene mantenuta nell’intensa esperienza di arti, religione, vivere immaginativo e nel lavoro scientifico creativo.” Pertanto, un oggetto transizionale viene disinvestito man mano che si sviluppano i propri interessi culturali. L’esperienza culturale, insieme al gioco, diviene perciò, per Winnicott, uno spazio potenziale tra l’individuo e l’ambiente (che inizialmente era rappresentato da un oggetto), permettendo a ognuno di costruirlo mediante le proprie esperienze di vita. Ogni bambino così può avere esperienze sia favorevoli sia sfavorevoli. Infatti, è sostanzialmente dipendente e lo spazio potenziale è possibile solo in relazione a un senso di fiducia da parte del neonato, “la prova di una possibilità di dipendere che comincia ad essere introiettata”. Pertanto per studiare il gioco, e successivamente la vita culturale di un individuo, bisogna osservare il ruolo dello spazio potenziale tra il neonato e la madre, una figura che si adatta per amore. Rimane fondamentalmente un fatto: gli adulti, genitori ed educatori, anche nei confronti degli adolescenti, non possono abdicare, in quanto questi hanno bisogno di crescere senza deleghe precoci di responsabilità per non sviluppare una falsa maturità. Infatti, è proprio nella maturità che si possono cogliere “gli aspetti più eccitanti del pensiero creativo, un sentire nuovo e fresco, le idee di una vita diversa”.
“Il trionfo – pertanto – non appartiene ad una falsa maturità basata semplicemente sull’impersonare un adulto.” Il messaggio che ci ha lasciato Winnicott è veramente attuale: “Lasciate che i giovani cambino la società e insegnino agli adulti come guardare il mondo in modo nuovo; ma dove c’è la sfida di un ragazzo che cresce, là ci deve essere un adulto che raccoglie la sfida. E questo non sarà necessariamente piacevole.”
Salvatore Sasso