Gappa e il nuovo album “Passeggeri”
Gaspare Palmieri, in arte Gappa, è un cantautore, scrittore e psichiatra modenese; si esibisce sia come solista sia con il progetto di Psicantria (Psicopatologia Cantata), che verte su canzoni che raccontano il mondo del disagio psichico. Il percorso musicale di Gappa inizia giovanissimo, incidendo due demo, nel 1992 e nel 1996, con la band Compagnia delle Indie per poi intraprendere il cammino solista a partire dal 2008, con il primo cd autoprodotto “Cervello in fuga”. Nel 2010 è stato finalista alla XXI edizione di Musicultura con il brano “Mio Fratello” e nel 2015 esce il suo secondo album, “Un lupo”.
“Passeggeri” è il suo terzo album, pubblicato per Private Stanze e uscito lo scorso 22 maggio, che comprende nove brani inediti, con uno stile fluido e di stampo cantautoriale, con testi profondi e piacevoli da ascoltare.
“La caverna” è l’apripista, un bel blues che avvince: “nella caverna siamo tutti fratelli, le stesse idee, gli stessi cancelli”. Il testo è una riflessione sul presente e su ciò che è la verità e sul concetto di libertà, entrambe così ardue da raggiungere: “la libertà chi l’ha mai conosciuta, è una parola vietata e temuta” e “la verità non è altro che un’ombra, quel che vediamo riflesso sul fondo”.
“Passeggeri” è un brano dal bel tiro “siamo tutti passeggeri, con un biglietto e una stazione, una valigia di cartone piena di progetti seri”, il testo parla di ognuno di noi, in viaggio nella vita, alla ricerca costante di qualcosa e alle prese con la solitudine che abbiamo dentro.
“Chi resiste” è il singolo che il 1 maggio ha anticipato questo lavoro discografico, un brano dal ritmo lento e dal testo emozionante sull’importanza della Resistenza, in cui la chitarra classica suonata da Luigi Catuogno si intreccia con quella acustica di Lorenzo Mantovani: “amore mio rinuncia a quello sguardo triste, che là fuori c’è gente che resiste”. Tutti dobbiamo ricordarci che “resiste chi non smette di sognare”.
“Lucia” è una bossa gioiosa, una canzone d’amore dalle immagini luminose e arricchita dal suono di uno strumento ad arco della tradizione indiana, chiamato sarangi, suonato da Lorenzo Mantovani “e faccio il cane a faccia in giù, faccio dei sogni verdi e blu, son più gentile anche con me, e un mantra ci accompagna”.
“E cammina, cammina, cammina” è un lento dolce e pieno di affetto, in cui Gappo racconta la crescita della figlia, con cui duetta teneramente alla fine del brano: “la prima volta che hai visto la neve e chissà cosa avrai pensato, la prima volta che con la mano ci hai salutato”.
“Gregor Samsa” è un brano che si diverte a immaginare un futuro alla luce di quello che è il mondo di oggi; sentirsi Gregor Samsa è solo un riferimento al protagonista del racconto di Franz Kafka “La Metamorfosi”, rappresenta un’ipotesi di risveglio straniato dalla realtà: “ci sarà vita o qualcosa che assomiglia, cosa sarà a provocarci meraviglia, chissà se ci baceremo ancora e se useremo ancora la parola”.
“8 agosto” è un racconto poetico e soave sui ricordi, con un arrangiamento acustico di chitarra e violino: “e penso in che parete posso appenderlo quel ricordo, in quella stanza nella mia mente dove la luce è accesa sempre”. Ad affiancare la voce di Gappa troviamo la voce di Lele Chiodi nei cori.
“Nei cieli di Modena” è un brano malinconico che parte dall’immagine del volo di un gabbiano nel periodo del terremoto di Modena del 2012, con uno sguardo dall’alto sulle persone e ciò che succede: “ho visto volare un gabbiano sui cieli di Modena innalzarsi e planare leggero su un mare di cenere e poi volare con gli angeli”.
“Siddharta” ha un’impronta folk e racconta la storia di Buddha: “così ognuno si metta in cammino, tra attaccamento e avversione, coltivare la saggezza, la conoscenza, la compassione”.
Un album ben riuscito, testi bellissimi musiche fluide e avvolgenti, un ascolto consigliato.
Roberta Usardi
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