Fusaro e il nuovo singolo “Dormi serena” – L’intervista
Lo scorso 20 novembre è uscito per Libellula / Vertigo “Dormi serena”, il nuovo singolo di Fusaro, all’anagrafe Fabrizio Fusaro, giovane cantautore torinese. Il singolo segue i precedenti “Solo un giocattolo” e “Vile (a riva)” e anticipa l’uscita dell’album “Di quel che c’è non manca niente” previsto per l’inizio del 2021. Abbiamo fatto qualche domanda all’artista per conoscerlo meglio.
Ciao Fabrizio, “Dormi serena” è il tuo terzo singolo di questo 2020, un brano delicato e dolce, canti “sei la voglia di star male per potersi far curare, forse l’unica ragione che mi spinge a non mollare”, è un verso che nasconde anche una sorta di “dipendenza” dall’altro?
Sì, si tratta quasi di una confessione nei confronti dell’altro. Rivelarsi dipendenti ed in costante cerca di supporto. Quindi anche un’ammissione di debolezza ed una richiesta di aiuto. Nel contesto del brano, quello quindi di una ninnananna, il messaggio che questi versi vogliono trasmettere è quindi “così come tu ci sei i ci sarai per me, io ci sono e ci sarò per te”.
Girerai un video del brano?
Sì, il video di “Dormi serena” è stato girato dalla bravissima Valentina Pozzi, una regista ed una persona con cui da subito ho trovato l’intesa giusta per questa “operazione a cuore aperto”. Valentina ha saputo fare suo il messaggio trasmesso dal brano e a ricamare il vestito perfetto per creare il videoclip. Essenziale ed elegante, è stato pubblicato lunedì 7 dicembre.
“Solo un giocattolo” è stato il tuo primo singolo, dedicato a tuo fratello; canti “ma la mia navicella di cartone non può volare senza un capitano” cosa rappresenta metaforicamente la navicella di cartone e perché non potresti essere tu il capitano?
Solo un giocattolo è il punto di congiunzione tra me e mio fratello, il sunto di un’infanzia trascorsa insieme, raccontata tramite l’immaginario di Toy Story, film che ha segnato positivamente la nostra crescita. Così come Buzz è riuscito a volare solo perché è stato Woody a credere in lui, io ho bisogno di lui per volare sulla nostra “navicella di cartone”.
“Vile (A riva)” è una canzone d’amore, quando l’hai composta e a cosa è ispirata?
“Vile (a riva)” l’ho scritta ispirandomi al componimento “Invernale” di Guido Gozzano. La scrissi un anno dopo aver concluso il liceo. Lo studio di quel particolare passo mi appassionò molto e decisi di affrontare una sorta di esercizio di scrittura e parlarne scrivendo una canzone. Sono molto legato a questo brano, mi accompagna da tempo e sono felice sarà all’interno del disco.
La grafica dei singoli fino ad ora usciti è collegata l’una con l’altra: un colore pastello in sottofondo e in rilievo un disegno in bianco e nero, come hai trovato questa idea?
Non sono un disegnatore, tantomeno un grafico, ma ascoltando la musica spesso mi tengo occupato provando a disegnare lasciandomi guidare dai suoni. Ho provato a far coincidere questi disegni con una foto di mio fratello per la copertina di “Solo un giocattolo” ed il risultato ha tracciato poi il cammino per quelle successive. Non saranno perfette ma hanno un significato ancora più forte per me.
Da dove viene il titolo del brano “Di quel che c’è non manca niente”?
“Di quel che c’è non manca niente” è una frase che spesso mio nonno mi ripete quando gli chiedo qualche oggetto particolare che potrebbe trovarsi in casa. È una risposta abbastanza criptica che ho sempre lasciato scorrere, come fosse niente di più che un proverbio. Scavando però nel suo significato ho trovato il filo conduttore di tutti i brani che si susseguono nel disco. La casa, la famiglia, gli affetti ed i sogni sono tutto ciò che mi serve, tutto ciò che conta veramente. E di quel che c’è non manca niente.
Come ti sei avvicinato alla musica? E ascoltando quali artisti?
Mi sono avvicinato alla musica provando ad imparare qualche canzone famosa su una tastiera giocattolo, incitato da mio fratello. Sono poi passato ad una vera tastiera, poi ad un piano, poi alla chitarra fino a scoprire la scrittura. Fin da piccolo i Coldplay hanno dominato tra i miei ascolti. Sempre mio fratello li ascoltava molto, da lì ho cominciato ad innamorarmi della musica.
Come hai incontrato il produttore Ale Bavo?
Ho conosciuto Ale Bavo nel 2017, al Reset Festival di Torino. Fui selezionato con altri 3 artisti per la sezione Rehub, ed ho lavorato con lui e Federico Dragogna su un mio brano. Fin da subito ha saputo abbracciare con delicatezza e rispetto la mia musica, interpretandola senza forzare mai la mano. Il corso naturale degli eventi ci ha portati a decidere di lavorare insieme al disco e sono davvero felice del nostro lavoro.
Nel 2017 ti sei esibito dal vivo in apertura di concerti di vari artisti, che repertorio hai portato? Cosa ti porti dentro da quell’esperienza?
Tramite le aperture ho conosciuto in prima persona questo immenso mondo della musica live e mi ci sono innamorato. Ogni palco era una sfida, provavo pezzi appena scritti alternandoli a quelli a cui ero più affezionato. Ogni esperienza mi ha insegnato qualcosa e ogni artista che mi ha concesso un pezzo di palco mi ha regalato grandi emozioni che porterò sempre nel cuore.
Roberta Usardi
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