“FRONTE DEL PORTO” AL TEATRO BELLINI
Ineluttabile è una parola bellissima e delicata per descrivere una lotta impari contro qualcosa che non si può sconfiggere, nulla si può e inutile è lottare. Tutto sembra inesorabile, proprio come nel nostro paese in questo momento storico. Nelle nostre città, nelle nostre piazze leggiamo libri già scritti e parliamo con parole già dette. Ecco perché lo spettacolo “Fronte del porto” che il regista Alessandro Gassman mette in scena al Bellini fino al 25 novembre è così importante, possiamo inserirlo tra le forme di resistenza e di protesta che portiamo avanti in questi giorni.
Allora la parola ineluttabile, così dolce e musicale forse non ci appartiene più e come Daniele Russo possiamo indossare anche noi una maglietta a sostegno di Riace e provare a resistere. Come in un gioco delle parti non sai dove finisce il protagonista e inizia l’uomo, l’attore protagonista resiste dentro e fuori lo spettacolo. In scena a fronte di un destino che sembra già scritto, lottando, perdendo e rialzandosi, combatte contro la malavita organizzata cercando un riscatto per lui e i suoi colleghi, gli amici e la donna amata. Non ci si può sottrarre al proprio destino in ambienti in cui l’omertà la fa da padrone, o forse sì? Inizia tutto per caso, una bussata di porta, un caro amico che ti viene a trovare. una pietra che cade dalla montagna e che non puoi più fermare. Gassman propone una versione adattata da Enrico Ianniello di “Fronte del porto”, film degli anni ‘50 interpretato da Marlon Brando, vincitore di 8 premi Oscar. Ambienta il tutto in una Napoli portuale degli anni 80. Tutto ricorda quel periodo storico, dalle musiche ai vestiti a zampa d’elefante del cattivo di turno, un magistrale, splendidamente sopra le righe, Ernesto Lama, un corrotto e psicotico Stansfield (Gary Oldman in Leon) dei giorni nostri. Magicamente il cinema irrompe nel teatro. Ancora una volta un gioco delle parti. Teatro e cinema si fondono in una nuova creatura grazie agli scenari proiettati sul fondale, più di una ventina tra capannoni dismessi, piazze, magazzini e vicoli in penombra.
Il suono del mare accompagna tutto lo spettacolo, e fa da tappeto musicale alla lingua scelta dal regista per raccontare una storia corale di soprusi e corruzione, la lingua napoletana, musica per le nostre orecchie. Gli attori si muovono come su uno schermo cinematografico. Con repentini cambi di scena e strutture mobili il ritmo del racconto è serrato, veloce, mai un attimo di sosta in un crescendo che accompagna i dodici personaggi sulla scena al momento cruciale, un finale da grande tragedia greca con il riscatto dell’eroe e un taglio, uno strappo netto alla storia nel vero senso della parola che porterà l’attore oltre la scena stessa, a valicare i limiti, oltre lo spazio bidimensionale come in un taglio di Lucio Fontana.
Antonio Conte
http://www.teatrobellini.it/spettacoli/211/fronte-del-porto