Frejico pubblica l’EP d’esordio “Placebo” – L’intervista
Il 24 novembre è uscito “Placebo”, il primo EP di Frejico, all’anagrafe Tommaso Selmi, giovane cantautore livornese. L’EP, arrangiato da Andrea Fede, è stato anticipato dai singoli “Momenti”, “A pezzi (quore)”, “Ancora una volta” e “Perdersi”. Gli abbiamo fatto qualche domanda per saperne di più.
“Placebo” è il tuo EP d’esordio, i brani sono stati scritti tutti in questo ultimo anno?
Sì, tutti i brani dell’EP sono stati scritti in questo ultimo anno. “Perdersi” probabilmente la prima, a febbraio se non ricordo male. Anche per questo forse la prima ad essere uscita.
Quanto questo EP è stato benefico per te, quando lo ascolti ora cosa provi?
Questo EP è stato molto importante per me. Nella stesura di quest’ultimo infatti ho trovato conforto, voglia di ripartire e superare ciò che mi aveva fatto stare male. Le emozioni sono forti, queste canzoni sono come cicatrici, indelebili, adesso mi ricordano una determinata situazione a cui fortunatamente non penso più in maniera solo negativa. Sono andato oltre, grazie anche alla musica.
In “Tempo” canti “i miei occhi spesso sono una saracinesca, il locale pure è chiuso immagina che cos’ho in testa”, un’immagine interessante, che tipo di locale immagini nella tua testa?
Sicuramente quando ho scritto ‘’tempo’’ pensavo ad un locale che non funzionava proprio bene ecco. Un’attività che veniva mal gestita, che probabilmente aveva bisogno di essere ristrutturata e modernizzata. Ma alla fine probabilmente era un pensiero passeggero, di quelli che ti vengono in mente quando qualcosa va male e pensi che la colpa sia solo tua, quando invece forse non è proprio così.
“Il mondo da qui” metti in paragone ció che si vede dalla tua finestra e da quella di qualcun altro, come se l’altro vedesse meglio e di più, a cosa ti sei ispirato per questo brano?
Questa canzone parla di una ragazza, una persona che non ha mai preso in considerazione l’idea che io potessi esistere. A volte le cose vanno così, non c’è niente da fare, una delle due persone vede tutto grigio e all’altra non importa e continua a vedere un mondo pieno di colori. È così e basta, c’è solo da rendersene conto e andare avanti.
“Placebo” un EP essenziale negli arrangiamenti, un lavoro intimo e profondo, a quale brano sei più legato e perché?
Credo che il brano a cui sono più legato sia ‘’XI agosto’’. È un brano un po’ diverso dagli altri, una canzone quasi ‘’motivazionale’’, come a dire ‘’muoviti!, fai qualcosa’’. È arrivata in un momento in cui non avevo forza o voglia di fare niente, mi è servita per ripartire.
La copertina di “Placebo” rappresenta l’assunzione di una bevanda che ha effetto placebo?
Esattamente. Quando insieme a Simone Orlandi (@musograp) abbiamo cominciato a pensare ad una copertina plausibile per questo EP, a Simone è venuto in mente il film ‘’Space Jam’’, in cui i protagonisti assumono una bevanda che fa da ‘’placebo’’. Ci è sembrato interessante e abbiamo voluto riprenderlo.
“Momenti”, “Ancora una volta” e “A pezzi (quore)” non sono inclusi nell’EP, per una questione di sonorità o per un altro motivo?
Diciamo che non ho voluto includerle perché raccontavano un’altra storia. Volevo che questo EP fosse il riassunto di qualcosa, volevo raccontare una storia diversa da quelle che ho raccontato in ‘’momenti’’, ‘’a pezzi (quore)’’ e ‘’ancora una volta’’.
Da dove viene il nome Frejico?
Frejico nasce durante una vacanza nel 2016 se non ricordo male, in cui i miei migliori amici cominciarono a chiamarmi Fred, come un personaggio di ‘’Leone cane fifone’’. Col tempo questo soprannome è stato ‘’modificato’’. FRED-FREDDIE-FREJI-FREJICO. Ormai era diventato un secondo nome e quando ho scelto il nome da ‘’artista’’ ho pensato che fosse ben distinguibile, nessuno si chiama così e mi sembrava interessante, ormai FREJICO sono io.
Roberta Usardi
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