“Folgorazioni figurative”, Bologna festeggia i 100 anni di Pasolini
Cento anni fa, il 5 marzo del 1922, nasceva Pier Paolo Pasolini. Bologna lo festeggia con numerose iniziative tra cui la mostra “Folgorazioni figurative”, che inaugura anche la riapertura del Sottopasso di Piazza Re Enzo, che sarà aperta al pubblico fino al 16 ottobre 2022, con la curatela di Marco Antonio Bazzocchi, Roberto Chiesi e Gian Luca Farinelli e promossa dalla Cineteca di Bologna, nell’ambito delle celebrazioni del Comune di Bologna e di quelle del Comitato nazionale per il Centenario della nascita di Pasolini, con il patrocinio di Alma Mater Studiorum Università di Bologna, il sostegno del Ministero della cultura e della Regione Emilia Romagna, la partnership con Tper (con cui è realizzata la galleria di vetrofanie che ritraggono Pasolini esposte nelle pensiline della città) e Trenitalia Tper.
La mostra prende il nome da un debito che Pasolini ha verso il professore Roberto Longhi, il più grande storico dell’arte italiana del Novecento: la differenza tra la pittura delle opere di Masaccio e quelle di Masolino, spiegata tra i banchi dell’Università di Bologna agli inizi degli anni quaranta, “proiettando sullo schermo dell’aula i vetrini che riproducono le immagini di alcuni particolari delle opere d’arte analizzate. Lì, dai particolari, dai frammenti di un’opera” furono una vera e propria folgorazione per il giovane studente, “immagini cariche di bellezza che esprimono il ‘sacro’ della realtà”.
L’esposizione, che assurge a un vero e proprio percorso visivo, ha l’obiettivo di ricostruire gli anni della formazione di Pasolini dai suoi esordi cinematografici fino agli anni Settanta e Settanta. I film sono analizzati a partire da quella folgorazione figurativa, portata poi dal suo pensiero fin sullo schermo, a far rivivere i capolavori dell’arte medievale, rinascimentale e contemporanea – la pittura bizantina, Giotto, Caravaggio, Bronzino, Romanino, Piero della Francesca, Warhol – sia attraverso le inquadrature sia attraverso i meravigliosi e perfetti tableaux vivant, ricordiamo quello della Ricotta con riferimenti a La Deposizione del Pontormo e La Deposizione di Volterra di Rosso Fiorentino.
Nasce quindi il confronto: ogni opera fonte di ispirazione affianca la scena ispirata a partire da Accattone del 1960 fino ad arrivare – passando per Mamma Roma, Il Vangelo secondo Matteo, Edipo re, Medea, I racconti di Canterbury – a Salò o le 120 giornate di Sodoma del 1975, anno della morte del regista. Con i film ci sono anche i volti che caratterizzano il cinema pasoliniano, troviamo Anna Magnani, Sergio e Franco Citti, Margherita Caruso, Ninetto Davoli e Maria Callas.
Nelle varie sezioni della mostra si delineano – anche attraverso scritti, documenti e una ricca serie di fotografie, non mancano ad esempio le ultime di Dino Pedriali alla Torre di Chia nel 1975 – i percorsi artistici e formativi di Pasolini che comprendono l’insegnamento di Longhi, la pittura friulana, il legame con la città di Roma e il cinema, il cui filo conduttore sarà l’arte italiana e internazionale. Uno studio ricco e interessante, per approfondire le conoscenze sul lavoro da cineasta di Pier Paolo Pasolini o per cominciare a conoscerlo per chi è ancora ai suoi primi approcci con questa figura completa ed emblematica del nostro Novecento.
Marianna Zito