FLUENDOinVERSI: 24 libri d’Artista su testi di 12 poeti domenica 13 settembre a Napoli
L’evento prevede l’allestimento in mostra di 24 Libri d’Artista (e relative note) eseguiti da Antonio Ciraci su testi poetici di 12 autori, i cui scritti appartengono a raccolte per lo più già edite. La mostra sarà itinerante.
Qui di seguito l’elenco dei 12 poeti e relativi testi:
CINZIA CAPUTO: Camargue, Il Merlo
SLOBODANKA CIRIC: Sorabia homo homini lupus, Memento Mori
FLORIANA COPPOLA: Viaggiare nel Mito, I fiori oscillano nel vento
VINCENZO CROSIO: The little yellow train, Quella sponda del lontano mare
MAURIZIO CUCCURULLO: Nun ce parlammo cchiù, Tu parle ma i’ nun te sento
CLAUDIO D’AQUINO: I fianchi, Cade sopra i tuoi occhi
MARCO DE GEMMIS: Come una sirena, Prima che tutto si facesse pieno di dèi
CIRO DE NOVELLIS: Il sogno mio di scienza, Deep
MIMMO GRASSO: Alla vela latina, Alla mia mano sinistra
KETTI MARTINO: Il ramo pù preciso del tempo, Avrei dovuto capire
ANGELA SCHIAVONE: Drammaturgia privata, Drammaturgia privata
ENZA SILVESTRINI: Controtempo, Controtempo
Dialoghi – incontri ricercati tra Pictura e Pöesis – testo critico di Adriana Brancaccio
Antonio Ciraci è un artista da sempre impegnato per la valorizzazione del territorio e mio maestro. Il suo legame con la terra e col mito che la pervade traspare sia dai contenuti delle sue opere, che dai supporti utilizzati. Ci immergiamo, attraverso le tele, in un fitto dialogo con la natura, che può prendere la forma di una madre che è quasi una Sibilla, e che con le sue profezie parla, con voci dell’antico, una lingua universale ed eterna. Il viaggio continua i n una catabasi che giunge fino alle radici della memoria. Per poi risalire verso un cosmo primordiale, essenziale e immutabile. Questo percorso avviene su superfici materiche e ruvide, fatte di bitume, legno e gesso, plasmato in forme plastiche, come se l’opera venisse fuori dalla tela, allacciando, al tempo stesso uno stretto rapporto con gli elementi naturali. Recentemente lo si è visto impegnato in un progetto inedito. Si tratta un ciclo di opere realizzate su supporti cartacei, la cui forma rievoca quella di brevissimi libri e i cui soggetti si fondono con una trama di parole, testi di raffinati poeti e poetesse. In una conversazione con il mio professore ho avuto modo di domandargli com’era nato quel progetto e cosa lo aveva alimentato. Riporto brevemente i punti salienti di quella “lezione”:
B: La poesia e la pittura sono due arti che nel corso dei secoli si sono sempre parlate. Intellettuali e artisti facevano fronte comune e trasmettevano messaggi ora di bellezza ora di lotta politica. Non è la prima volta che le Sue opere sono accompagnate da poesie, ma la cosa non mi ha mai stupita. Come nasce, oggi, questa fusione?
C: Si, la poesia ha già altre volte tradotto in parole la mia pittura. Si tratta di due lingue capaci di riportare lo stesso messaggio, come una sorta di transcodificazione. È da qui che nasce lo spunto per questo progetto. L’idea è partita dall’ultima personale Mytho’s Portraits e precisamente dalla messa in sequenza di acquerelli e bozzetti sul testo poetico di Floriana Coppola che ha sostanziato in termini lirici l’ispirazione dello stesso ciclo pittorico. Il senso dell’opera non era illustrare i versi, ma fluire con essi. Trascrivere di mio pugno i versi è stato un passaggio molto delicato. Mi sono accostato ad essi con pudore, come fa il vento quando sfiora le foglie e, queste, si muovono con esso, come in una danza viva e coinvolgente.
B: La poetessa Wislawa Szymborska scrive questo:“Perché il lettore d’un tratto ama una poesia? Forse qualcosa colpisce la sua memoria: qualcosa non lo lascia tranquillo tanto da dover tornare più volte su quel testo”. Qual è il Suo rapporto con i testi poetici e con le opere che sono diventati?
C: C’è sempre una parte del mio vissuto nelle opere che realizzo, sono come appunti personali in forma visiva. In questo caso però il Libro d’artista racchiude più anime insieme. È come una chimera, una creatura polimorfa che unisce voci e linguaggi per trasmettere un messaggio corale chiaro e forte.
B: Come si costruisce questo dialogo tra le due arti, l’una fatta di forme e colori e l’altra di parole?
C: Per l’esecuzione di tali libri su testi poetici altrui ho utilizzato due diverse metodologie. A volte mi sono lasciato guidare dalle parole, costruendo su di esse le immagini. Altre volte è capitato l’inverso, laddove i versi stessi mi riconducevano a opere tratte dalle mie cartelle di “appunti”, cioè dei miei bozzetti, dei miei disegni, come se quegli scritti si fosser plasmati o ricondotti alle mie stesse memorie. Con pochi tratti aggiunti o nuove pennellate, ricomponevo insiame ai testi ciò che questi ultimi avevano evocato, ricreando il medesimo risultato della prima modalità.
B: Mi parla di “memorie”, di “appunti personali”. Questo progetto, quindi, potrebbe anche rappresentare un punto d’incontro fra tutti i precedenti, fra tutti gli “artisti” che Lei è stato?
C: La presente raccolta rappresenta anche un escursus temporale nelle varie fasi della mia esperienza, recuperando tracce dalle prime Evoluzioni, dell’inizio degli anni ’80, e da Baalzabub e poi ancora Finestre Mediterranee, Sequenze metriche, Between Sea and Sky, Fluendo, fino ad arrivare alle già citate figurazioni di Mitho’s Portraits. Ciò ha reso ancora più stimolante e, per me prezioso, il lavoro, perché attraverso le stimolazioni metriche di quei versi ho avuto modo di ripercorrere – e presentare al pubblico odierno – diversi frammenti del mio vissuto artistico, che, benché apparentemente variegati per stile e proposta visiva, hanno sempre avuto un unico comun denominatore: l’armonia lirica, il fluire di un gesto sul ritmo di cadenze cosmiche.
Da quanto emerge, la vera rivoluzione di questo progetto è il dialogo, in ogni sua forma. Dialogo di tempi diversi e di forme e lingue diverse. L’atto di inserire un testo poetico in un’opera pittorica trasfigura entrambi in una nuova creatura, viva e vibrante, che come la sirena Parthenope unisce due mondi in perfetto equilibrio.
Le parole non sono più solo dei significanti, ma rinascono come entità grafiche, come linee, chiaroscuro, immagine. Sono fenomeno e noumeno, significato e materia insieme. Si compenetrano in un supporto che le accoglie e, insieme, assumono un nuovo e più profondo significato. La pittura non è sfondo, ma abbraccia i versi e si fonde con essi in un movimento complementare ed eterno.
Brevi Note sull’autore
Antonio Ciraci nasce a Napoli il 13 marzo 1955. Laureato in Sociologia nel ‘78, si diploma nell’86 all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha insegnato Discipline Pittoriche per 43 anni. Dopo un primo periodo figurativo (1980/1983), imperniato su tematiche sociali, la sua pittura, sulla scorta delle esperienze accademiche, si evolve verso soluzioni più espressioniste. Successivamente, emergerà, in maniera sporadica, un espressionismo prettamente informale, in opere caratterizzate da una gestualità pittorica spaziale ed energetica, ma pur sempre contenuta in campiture circoscritte, come in talune opere delle serie “Lune e meteore”. Con “Terra Nigra” e poi con “Percorsi sinottici” (1987/1990) inizia e si sviluppa la produzione più propriamente simbolica. I simboli prodotti si ricollegano quasi sempre a semi arcaici che, in taluni casi, hanno preceduto le antiche forme di scrittura. Trattasi per lo più di simboli universali, individuati in latitudini molto distanti le une dalle altre, tanto da ricondurre ad una ipotesi genetica comune, ad una memoria collettiva del linguaggio. Con “Sequenze metriche/dune fertili/tagli di luna” e “Fluendo” (2011/2015) la produzione di un simbolismo puro raggiunge un punto di massima. Dal 2013 in poi, con le personali in Canada, (“Parthenias” e “Between Sea and Sky”) e poi con la serie “Mytho’s Portraits”, tendono a coesistere elementi simbolici e figurativi, mentre i contenuti di fondo si incentrano su tematiche ispirate al Mito, inteso come elemento filosofico ed antropologico prima ancora che cultuale. Dal 2016 ad oggi gli elementi simbolici vanno diminuendo e ritorna preponderante la primordiale “esigenza” di una figurazione gestuale ed espressionista dove l’elemento significativo e caratteristico è la vibrazione di luce e colore ottenuna principalmente attraverso un stratificazione polimaterica, vibrazione che emana energia oltre il soggetto, oltre il riquadro. Ciò vale soprattutto per l’ultima serie di Lavori del ciclo SUD.
Domenica 13 Settembre 2020, dalle 10.00 alle 14.00, Evento/Mostra FLUENDOinVERSI al Florist Bar – via Michele Tenore, 8 – Napoli.
I libri d’Artista, in originale, saranno esposti nell’Ipogeo/Cantina del Florist Bar.
Allestimento a cura dall’Architetto Stefania Salvetti.
Testo critico di Adriana Brancaccio.
Free Brunch alle 11,30.
Ingresso libero.