“Fiorirà l’aspidistra”: una rivoluzione antiborghese?

“Fiorirà l’aspidistra” di George Orwell (El Doctor Sax, pp. 296, Euro 16.00) a dicembre 2024 è stato ripubblicato, tradotto e curato da Silvio Valpreda. Il volume è stato presentato in anteprima a Roma, alla Fiera della piccola e media editoria Più Libri Più Liberi. Il romanzo è uscito per la prima volta in italiano nel 1960, quando nel nostro Paese si viveva un momento di boom economico accompagnato da una forte fiducia nei movimenti sociali progressisti. Il contesto sociale dell’Italia del 2024 è molto più simile a quello descritto nel romanzo di quanto non lo fosse all’epoca della traduzione. La nuova traduzione vuole mettere in risalto il realismo di Orwell. La postfazione del traduttore Silvio Valpreda dichiara esplicitamente di voler essere una rilettura antiborghese del romanzo e della società. Non a caso termina con delle istruzioni su come farla, una rivoluzione antiborghese. Anche la copertina è disegnata da Silvio Valpreda e provocatoriamente, ricollegandosi agli stilemi pubblicitari che sono anche il lavoro di Gordon Comstock, mette in discussione l’idea di famiglia come prodotto commerciale.
“Gordon Comstock, autore di Topi, trent’anni e già avvizzito, ventisei denti ancora al loro posto. Unica consolazione: altri alla stessa età erano già morti. Sia resa grazia alla sorte misericordiosa per questo.”
Gordon Comstock è un giovane impiegato con un buon posto di lavoro durante un periodo di crisi economica e disoccupazione. Ma Gordon è anche un aspirante poeta che si pone domande sul senso di ciò che fa ogni giorno in ufficio e, non trovandolo, o trovando solo convenzioni e superficialità, si licenzia. Non vuole diventare l’ennesimo ritratto stereotipato del borghese: un buon lavoro, una moglie, una casa accogliente e una bella pianta in bella vista. Gordon rifiuta i normali modelli che la società propone, ma non è affatto facile fuggirne.
“I concetti di bene e male non avevano più significato, se non connessi ai concetti di successo e fallimento (…) Non è che fossero dei poveracci falliti in quanto tali, bensì era l’importanza che davano al denaro, e in quel modo gli avevano dato validità. E per quel codice erano dei falliti (…) Non avevano mai pensato di poter abbandonare questo modo di pensare e, semplicemente, vivere, soldi o non soldi.”
Fiorirà l’aspidistra, scritto nel 1936, resta di estrema attualità: lo spettro della disoccupazione, dei lavori sottopagati e precari; il sentirsi soffocati da lavori che non ci piacciono né ci descrivono eppure ci servono. Peggio ancora: sentirsi descritti da un lavoro distante da noi. Il senso di soddisfazione/insoddisfazione e di libertà troppo spesso legati al lavoro e ai suoi tempi. Il senso personale e quello economico che non coincidono eppure sono strettamente connessi. Una critica, quella di Orwell, anche ai modelli di famiglia come si sono sviluppati nel contesto borghese che diventano esclusivamente funzionali al consumismo. E a incorniciare il tutto, pubblicità e social media che insistono a proporre modelli e stili di vita che generano frustrazione in chi non se li può permettere.
Gordon prova a essere felice e ad auto-definirsi al di fuori delle etichette. Ma finché siamo immersi nella società in cui viviamo, quante di queste etichette possiamo davvero toglierci di dosso?
“Ma pensi che i principi vadano bene fintanto che uno non li mette in pratica?”
“No. Ma la domanda è sempre la stessa: quand’è che uno li mette in pratica?”
“È molto semplice. Ho dichiarato guerra al denaro, ed ecco dove mi ha portato.”
Laura Franchi