Filippo Timi arriva a Bari con “Skianto”
Nel restaurato Teatro Piccinni di Bari, domenica 12 gennaio, è andato in scena lo spettacolo teatrale “Skianto” di Filippo Timi, con Filippo Timi e Salvatore Langella (autori anche delle canzoni), luci Gigi Saccomandi, costumi Fabio Zambernardi, produzione Teatro Franco Parenti, Teatro Stabile dell’Umbria. Lo spettacolo, prodotto nel 2014, originariamente previsto presso il Teatro Kismet, rientra nella stagione teatrale 2019-2020 del Teatro Pubblico Pugliese.
Filippo Timi è autore, regista e protagonista di un atto unico senza intervallo della durata complessiva di 80 minuti. È un monologo intenso, una favola amara e surreale, con linguaggio che mescola dialetto umbro-toscano e che ne amplifica la forza. Ci sono richiami diretti agli anni ’80: dalle trasmissioni televisive, all’allestimento scenico con sfere stroboscopiche, alle canzoni riadattate dallo stesso Timi e cantate con il musicista Salvatore Langella, al racconto divertente ed esilarante del cartone animato Candy Candy. Timi si presenta sul palco con pigiama spaziale e calzini gialli, piroettando, mentre racconta con vivacità espressiva la sua nascita. Un bambino diversamente abile, nato con la scatola cranica sigillata, che ha la sua stanza come unico orizzonte, nonostante le difficoltà del suo handicap che lo fa sentire chiuso, sogna di diventare attore e ballerino, di amare un pattinatore. Si passa ai travestimenti da fatina, Biancaneve, unicorno rosa e agli abiti sgargianti da show televisivi di Heather Parisi. La regia è scandita, quando cala il sipario, da proiezione di video come la pubblicità del Panda o le scene dei gattini, per spezzare il ritmo incalzante del monologo. Filippo Timi, tramite la frequentazione della cugina affetta da un grave handicap e dalla sua diversità, la semi-cecità e la balbuzie (che supera quando recita), finalizza lo spettacolo “Skianto”, creando un monologo con parole che non possono uscire dalla bocca, escono però dal cuore, in un dialogo col pubblico di un’intimità sconvolgente. Protagonista è il sentire di chi è vivo come tutti gli altri, ma imprigionato in una malattia che lo rende diverso, che nega la libertà di dire, fare, amare.
«Skianto è la bocca murata. È il racconto di un ragazzo disabile che ha il cancello sbarrato. Io spalanco quella bocca in un urlo di Munch. Gli esseri umani sono disabili alla vita. E siamo tutti un po’ storti se ci confrontiamo alla grandezza della Natura. Esiste una disabilità non conclamata che è l’isolamento, l’incapacità di fare uscire le voci.» (Filippo Timi)
In una atmosfera trans-pop-pulp da teatro off, Timi con un testo ironico e semiserio, onirico e crudele, invade la scena in modo giocoso e dimostra una notevole preparazione atletica. Si percepisce che è nato per il teatro e che si diverte molto anche cercando di interagire col pubblico, troppo distante dal palcoscenico. L’attore e regista umbro è bravissimo e il pubblico gli riconosce il giusto tributo di applausi.
Massimiliano Viola