Filippo Strumia racconta “Larry sedia a dondolo”
Filippo Strumia in questo breve ma inteso libro “Larry sedia a dondolo” (Elliott Edizioni, pp. 64, euro 7) ci racconta la memorabile impresa di Lawrance Richard Walters, per gli amici Larry, che volò su una sedia a dondolo.
Il tutto nasce dalla passione dello stesso Larry per il volo: lui che voleva diventare pilota d’aereo ma si è ritrovato a fare il camionista per le “maledette autostrade d’America”, a causa di un problema alla vista. Ma quando una passione esiste non è semplice scrollarsela di dosso.
Il racconto si svolge attraverso un presunto dialogo, che in realtà è più un monologo, tra Larry e una persona da lui chiamata Pop Corn, che in realtà si scopre essere un suo caro amico, che lui stesso non aveva riconosciuto. E da qui si ripercorre tutta la vita di Larry tra gli aneddoti e le autostrade, le amicizie e l’amore con Carol. Fino a ritornare a parlare all’improvviso del volo e a provare a realizzare, almeno una volta nella vita, il suo sogno.
L’idea originaria era quella di sollevarsi una decina di metri da terra su una sedia dondolo, mangiare panini e bere birra, parlare a sua moglie attraverso un walkie talkie, sparare ai palloncini gonfi di elio e tornare dolcemente giù. Ma il 2 luglio del 1982 le cose non andarono esattamente così. Appena tagliata la corda, la sedia salì all’impazzata fino a 4.600 metri di quota, tanto da morire di freddo e andare a invadere e ostruire lo spazio aereo. E questo gli cambiò la vita, perché Larry riuscì a tornare miracolosamente a terra, per diventare – a quel punto – una star. Ma il successo, si sa, non dura per sempre e al ritorno alla normalità, più squattrinato che mai, Larry finisce, un giorno, per spararsi al cuore.
Filippo Strumia ci riporta tra le mani la narrazione – a tratti romanzata – di una storia vera e di un uomo realmente esistito e pieno dell’entusiasmo e della libertà di un bambino. Una storia divertente e straziante allo stesso tempo, che ci insegna l’importanza dei sogni, della possibilità e della volontà di realizzarli.
Antonio Caputo