“Fame mia” al Teatro Libero di Milano
Il Teatro Libero di Milano, nel cuore pulsante dei by night, è il posto in cui trovano terreno fertile i più grandi talenti. Un luogo raccolto e ricco di grandissime sorprese. Un teatro che può contare su una platea ricercata, che va a teatro per godere dell’arte della recitazione.
Dal 6 al 9 febbraio in scena “Fame mia” di e con Annagaia Marchioro in collaborazione con Gabriele Scotti. Lo spettacolo è liberamente ispirato a “Biografia della Fame” di Amélie Nothomb. Il DNA del libro rimane anche se in maniera sbiadita perché, in questo caso è l’attrice a coincidere con la protagonista della storia.
Si tratta del racconto di un viaggio lungo una vita, che passa attraverso un monologo intenso e non noioso di una donna. I ricordi si materializzano nella scena. Luci, musica, cibo e linguaggio del corpo creano un’armonia narrante. Sempre sola sul palco. I personaggi secondari, ma nodali per entrare nel racconto, vengono incarnati in un’imitazione con grande attenzione ai particolari e con grande divertente verità. Tutto è scandito dalla relazione tra l’interiorità di una donna e il cibo nei vari momenti della sua vita. Si sa che il cibo è da sempre elemento di condivisione e aggregazione, mette in comunicazione le persone e non serve solo a soddisfare la sensazione fisica della fame, ma anche le proprie emozioni. La fame non è un bisogno puramente fisiologico ma diventa “nervosa” e alimentata da condizionamenti familiari o sociali. L’avidità con cui la protagonista addenta il cibo ne è dimostrazione. Dopo un’infanzia, in cui il cibo della nonna si associa a ricordi felici, sarà l’adolescenza che farà esplodere un senso di frustrazione e le prime sofferenze d’amore troveranno sfogo nel cibo. Quando il senso di inadeguatezza prende il sopravvento, il racconto si fa più cupo, anche se la matrice è sempre comica. Sembrano vani i goffi tentativi di psicanalisi. Sarà una “gioia ritrovata” a fornire la chiave per la soluzione.
Annagaia Marchioro è eccezionale in questo un monologo molto fruibile in cui entrano in scena gli spettatori e gli oggetti che cambieranno pelle, facendo rivivere i momenti raccontati, che conosceranno il loro apice e che troveranno la soluzione sul palcoscenico. È da non perdere per nessuna ragione al mondo.
Le scene sono di Ilaria Ariemme, i costumi di Erika Carretta, le luci di Roberta Faiolo e l’aiuto regia Daniela Arrigoni. Progetto in collaborazione con Paolo Scotti per la regia di Serena Sinigaglia.
Luigi Barbetta