Fabio Carta e l’appassionante fantascienza di “Arma Infero”
“Sorgi, Falange!”
Pianeta Muareb, l’antefatto porta il lettore alla descrizione di una terra devastata da una guerra feroce, per poi focalizzarsi su un gruppo di persone in attesa di accedere al santuario di Lakon, il Martire Tiranno. Ma chi è Lakon? A spiegarcelo è un vecchio malato, Karan, anche lui in attesa di entrare al santuario. Egli viene incitato a raccontare la sua storia perché si dichiara amico di Lakon e suo compagno in battaglia; ed è così che, tornando indietro di molti anni, Karan rievoca gli eventi che lo portarono a incontrare Lakon nella città di Dragan e a salvargli la vita. Karan, il narratore, descrive dettagliatamente quel periodo in cui era un giovane impetuoso e vigoroso e lavorava come aiutante del maniscalco alla forgia di Dragan. La sua passione per la meccanica lo portò diventare uno scienziato e ricercatore volto a migliorare gli zodion di battaglia, le cavalcature da guerra usate della cavalleria. Al momento dell’incontro con Lakon, Karan viene chiamato a ispezionare un gruppo di prigionieri alieni dotati di alta tecnologia, e osservandoli, la sua attenzione si rivolge in particolare a uno di essi, che in parte sembra umano. Lakon. Karan riesce a salvarlo da un’esecuzione certa, nonostante gli alieni prigionieri fossero considerati nemici della Falange, l’area territoriale in cui Dragan era situata. Da quel momento si crea un legame indissolubile tra Lakon e Karan, un’amicizia profonda e leale che permetterà più volte a Karan di riconoscere le incredibili doti di Lakon, che lavorerà con lui alla forgia, ma che in poco tempo, grazie alla sua grande abilità, verrà promosso a “Mastro di Forgia” e convocato al palazzo del principe Silen per la nomina ufficiale, dove dimostrerà poteri inimmaginabili. Questo non è che solo l’inizio di una serie di vicissitudini che porteranno a scontri, battaglie, sotterfugi, ma che lascerà spazio anche ai sentimenti e all’amore. Karan, da narratore onniscente, ogni tanto confessa quelle che sono state le sue debolezze e ingenuità e di come dal giorno in cui gli salvò la vita, il destino non solo della Falange, ma di tutto il pianeta cambiò per sempre. La storia di Karan si ferma nel momento in cui, dopo numerosi eventi che non andrò a svelare, si trova obbligato a intraprendere per la prima volta un cammino separato da quello di Lakon, ognuno diretto verso la sua missione.
“Arma Infero – Il Mastro di Forgia” (Inspired Digital Publishing, 2015, 4.55 MB) è il primo volume di una serie di fantascienza scritta da Fabio Carta, che ha saputo creare minuziosamente un mondo a parte in cui l’umanità rappresenta una percentuale degli abitanti. Una storia che appassiona e che si addentra nei minimi particolari quando si tratta di descrivere, ad esempio, gli zodion, le tute ambientali necessarie per viaggiare, le armature, le battaglie, le armi, i diversi popoli (amici e nemici) e le città che Karan e Lakon attraverseranno. Un libro che, nonostante la lunghezza importante, scorre agilmente grazie alla scrittura fluida e chiara dell’autore. Arrivati alla fine, col fiato sospeso, non si potrà far altro che proseguire con il secondo volume.
A oggi la saga comprende, oltre a “Il Mastro di Forgia”, “I cieli di Muareb” (2016), “Il risveglio del Pagan” (2018) e “Delenda Gordia” (2019).
Roberta Usardi