“Eyes of a desperate soul” è il nuovo avvolgente album di Gionta
Il 26 marzo è uscito “Eyes of a desperate soul”, il nuovo album di Gionta con Matyah, alias Mattia Uldanck, che ha curato arrangiamento, mix e master. Gionta, all’anagrafe Antonio Francesco Daga, aveva già debuttato nel 2019 con l’EP “Space monkeys”, ma con lo pseudonimo Antonio F; in questo nuovo lavoro discografico con un nuovo nome sono presenti nove brani inediti intrisi di elettronica e influenze diverse, esperimenti interessanti che sanno ben mischiare reggae, rock, soul e una vocalità duttile e raffinata, che si plasma brano dopo brano. Al progetto hanno collaborato anche Antonio Fortunato alla chitarra e Federico Morittu al basso.
“Eyes of a desperate soul” sembra un titolo esasperato, ma in realtà la disperazione, dopo l’ascolto, è quella data dalla voglia di comunicare le emozioni in modi diversi, e da qui arrivano le contaminazioni a cui i brani sono soggetti. Lo si capisce anche dall’artwork di copertina, un dipinto in cui si vedono solo i tratti fondamentali del viso e del corpo dell’artista, ma non i dettagli, un modo efficace per rappresentare l’anima “disperata”, ma colpita dalla luce.
Andiamo ora brano per brano.
“Asleep” inizia il viaggio sonoro facendo risaltare subito la voce sopra l’arrangiamento elettronico a cui si aggiunge un tocco di rock graffiante con l’intervento delle chitarre elettriche. Lo stato di incoscienza di “Asleep” è ben riprodotto dalle atmosfere che rimandano all’onirico, esaltate dai cori.
“The blackest of visions” inizia con un beat elettronico e la voce distorta, come se parlasse da un altoparlante, a ben rendere l’immagine del titolo, che rappresenta “la più nera delle visioni”, che evolve in modo ipnotico.
“The neverending follow” ha sin dalle prime note un sapore reggae nel ritmo e il tocco della fisarmonica e un’impronta meno incisiva dell’elettronica. Un brano trascinante in cui la voce fa ad guida nell’immersione sonora, che porta, verso la conclusione, a un bellissimo assolo di chitarra.
“Lascio” è l’unico brano in italiano, in cui la voce e l’impronta vocale cambiano mettono in risalto le grandi capacità vocali di Gionta. L’arrangiamento fonde elettronica a influenze rock alla vena romantica e struggente di un amore che finisce “sono preso da un eccesso di malinconia, ti lascio fuori da me”.
“Eyes of a soul” è un brano breve, ma incisivo, che inizia con un ritmo di marcia unito a un che di tribale, in un’atmosfera che attende di crescere e in cui la voce è una carezza ad ogni nota in contrasto con ritmo che si fa più incalzante, ma che ben rende l’immagine del titolo, “gli occhi dell’anima”.
“Mother” è di tutt’altro stampo, immerge subito nell’elettronica, in una sonorità avvolgente e luminosa, una ballata, una dichiarazione d’affetto profondo melodiosa, che la voce interpreta intensamente.
“Mental age” immerge in un’atmosfera più cupa e raccolta, con un beat e un riff ammaliante dato dall’elettronica, con effetti alla voce che portano verso la dance music e che intensificano l’impatto sonoro.
“Regrets” ha un lungo intro e un’atmosfera placida e armoniosa, che racconta i “rimpianti” in modo delicato; la voce fluttua dolcemente tra la strofa e il ritornello, in piena fusione con l’arrangiamento, che si amplifica dalla seconda strofa in avanti con dei brevi interventi elettronici.
Con “You were there”, che chiude l’ascolto, ha un ritmo cupo, ipnotico, che evolve verso un beat dance e una chitarra funky.
Un disco profondo e un ottimo lavoro vocale e sonoro.
Roberta Usardi
https://www.facebook.com/giontafdaga/
https://www.instagram.com/giontafdaga/