EMANUELA GERACI INTERVISTA DENISE CIAMPI, AUTRICE DEL LIBRO “L’AMORE DI GRETA PER I PAPPAGALLI” (STAMPA ALTERNATIVA)
1) Chi è Greta? Perché hai scritto questo romanzo?
Greta è una giovane donna che, in seguito ad eventi traumatici che ne hanno segnato l’infanzia, si trova a vivere una condizione di forte isolamento. Fa i conti con un’immaginazione fervida, in grado di alimentare le sue allucinazioni ma anche di sostenerla nella conoscenza di sé e nella propria ricerca di autodeterminazione. Un percorso complesso, teso ad elaborare le eredità del passato – in particolare l’immaginario religioso ereditato dalla nonna e la cultura degli anni Settanta espressa dalla figura materna – per aprirsi alle possibilità del presente.
Il personaggio mi è stato suggerito da Margherita la pazza (o Greta la pazza), riprodotta nel quadro di Pieter Bruegel il Vecchio, figura che si presta a molteplici interpretazioni se si considera come per alcuni rappresenti una strega, mentre per altri raffiguri Santa Margherita di Antiochia, martire cristiana che secondo la tradizione si sarebbe liberata dalle viscere del demonio – materializzatosi sotto forma di drago – squarciandogli il ventre. Mi sono interrogata a lungo sull’apparente dicotomia strega-santa, che per me richiamava in modo forte la tensione tra l’adesione a ruoli socialmente accettati e la spinta a discostarsi da quei ruoli.
Mi ha colpito molto venire a conoscenza di importanti punti di contatto tra le streghe e le sante e scoprire come in entrambe le esperienze fossero presenti elementi di forte rottura con gli stereotipi di genere del tempo e con il ruolo femminile socialmente accettato. Emblematica da questo punto di vista è la figura di Giovanna D’Arco, che non a caso figura nel libro.
Credo che il libro mi sia stato stimolato dall’esigenza di confrontarmi con le eredità delle generazioni che hanno preceduto la mia, sia da un punto di vista sociale che familiare. Mi ha mosso il desiderio di provare a guardare alla complessità delle relazioni e dei ruoli, cercando di superare una visione stereotipata e asfittica, in favore di una prospettiva di maggior respiro.
L’amore di Greta per i pappagalli è un libro che parla di anelito di cambiamento, di trasformazione come percorso personale e sociale. Per quanto riguarda Greta sarà decisivo l’incontro con Alice, un’adolescente che porta la relazione e la vivacità nella vita della protagonista e che, significativamente, fa la sua entrata in scena vestita da “streghetta”.
In tutto il romanzo il livello pre-razionale e simbolico è molto presente. Si pensi ai pappagalli, che la protagonista ha avuto in regalo dal padre e che, chiusi in gabbia, simboleggiano la sua condizione esistenziale o alle figure feline associate al tema della cura e della guarigione.
Ho avuto l’impressione di entrare in contatto con temi trasversali alla storia umana, incontrandoli in differenti manifestazioni storiche. Scrivendo ho cercato di ricreare la sensazione di cortocircuito spazio-temporale che avvertivo, tendendo ad una sorta di compresenza di tempi e di luoghi. Prendendo in prestito le parole scritte da Italo Calvino a proposito di Cristo si è fermato a Eboli, mi affascina l’idea che si possa “recuperare l’antico nel nuovo, […] trovare nell’antico le vie di comprendere il nuovo”.
2) È un romanzo che parla degli anni Settanta, della lotta armata, del femminismo. Riallacciandomi ad una frase del libro: come si cambiano le cose secondo te?
Il tema del cambiamento è molto presente nel libro, tuttavia non credo di avere una risposta. Scrivendo mi sono limitata ad aprire delle finestre, a pormi delle domande che spero possano essere generative di altre domande.
Per quanto mi riguarda, quell’interrogativo è ancora tra i denti di Matera, fissato nel momento in cui lo rivolge a Nello, in un dialogo faticoso ma genuino tra uomini di generazioni diverse.
“Uno di questi lavoratori, licenziati per motivi politici, Matera lo aveva conosciuto: un uomo sulla sessantina che si aggirava sul lungomare, tra i gatti malandati impegnati a contendersi la pulitura dei pescatori e gli scarti dei ristoranti. Nello, così si chiamava, aveva la stessa aria arruffata dal salmastro di questi gatti e il loro stesso contegno schivo, ma, a forza di guardarsi da lontano, un giorno Nello e Matera si erano trovati a sedere a un tavolino con un bicchiere di rosso davanti”
Nel libro, parlando di cambiamento, uso spesso immagini legate al “cambiare pelle”: Greta cambia pelle e anche la rivoluzione è associata alla muta di un serpente. Marta, la madre della protagonista, avanza un dubbio estremo chiedendosi se quella della lotta armata sia una pelle umana, alludendo ad uno scollamento con la storia del popolo.
Direi che nel romanzo c’è una scelta di campo, ed è in favore del popolo e della sua storia: un popolo di sfruttati e di discriminati, che si afferma attraverso le lotte e la solidarietà. Ritengo che questa prospettiva, in presenza di politiche che in nome di presunte economie colpiscono il tessuto di accoglienza e di solidarietà, sia estremamente attuale.
3) È un romanzo che parla anche d’amore. Cosa volevi esprimere attraverso la storia di Marta e Matera?
La storia d’amore tra Marta e Matera è l’espressione di una ricerca coerente con lo spirito degli anni Settanta. Marta, unendosi a Matera, accetta di mettere a rischio gli equilibri preesistenti. Non ho voluto idealizzare questa scelta, ma piuttosto presentare un percorso irrisolto che, in qualche modo, toccherà a Greta ricomporre.
Si tratta anche in questo caso di una eredità, preziosa e scomoda allo stesso tempo. Il passato di Marta e Matera continua a vivere nel presente della protagonista, nel quale le esperienze umane disegnano relazioni non stereotipate, più complesse da gestire di quelle tradizionali “standardizzate”, ma anche più autentiche.
Inoltre l’amore sensuale di Marta rappresenta uno dei nodi attraverso i quali si sviluppa il tema dell’estasi (e del tempo estatico), presente in tutto il libro: amando Matera, infatti, Marta perde i riferimenti spazio-temporali abituali ed esce da sé.
“Poi, con un po’ di pratica, aveva imparato a spingere il proprio orgasmo fuori dal tempo, tra le stelle che per secoli si sono accese tra le case-grotta all’imbrunire. In quel cielo antico, il suo piacere si inerpicava aggrappandosi alle rocce, per poi rotolare piano oltre la chiarezza dei lumi, varcando la soglia che il tempo e la vita le proibivano.”
4) Alice e Greta, un’amicizia particolare tra un’adolescente che si comporta come un’adulta e una donna imprigionata nel suo passato di bambina. Come riusciranno a prendere il volo?
Credo che tra queste due donne non ci sia una cura “materna”, almeno non a senso unico. Entrambe hanno bisogno di un “nido” e lo costruiscono insieme, standosi accanto nelle differenze. Greta ottiene un’alternativa alla “gabbia” nella quale ha vissuto per tanti anni e Alice un luogo che la accoglie in un momento delicato della sua vita.
Tra loro si stabilisce una comunicazione che coinvolge sia la parola che il corpo. Non a caso il corpo di entrambe conosce una “trasformazione” significativa. In particolare Greta arriva a recuperare il rapporto con la propria fisicità e a scoprire la sessualità.
La parola, che insieme al corpo è l’elemento centrale di questa parte del libro, compare simbolicamente nel mondo silenzioso di Greta con l’entrata in scena di un personaggio che non svelerò, capace di parlare tanto agli uomini quanto ai pappagalli.
«Spogliati, non ti guardo», mi ha incalzata trafficando ancora con la roba che tirava fuori dalla borsa. «Questo deve essere tuo», mi ha detto staccando l’accappatoio dal gancio vicino alla porta e buttandolo sul cesto dei panni, vicino alla vasca. Mi sono lavata, mentre lei usciva ed entrava dal bagno senza badare a me, la sentivo chiacchierare con i pappagalli e trafficare in cucina. Mentre aspettava ha fatto il caffè: «Ne vuoi un po’?» mi ha chiesto, quando, rientrando nella stanza da bagno con la tazzina in mano, mi ha trovata in piedi con l’accappatoio addosso. Le ho detto di no, allora ha finito il suo caffè con un lungo sorso e, dopo aver poggiato anche la tazzina sul lavandino, ha iniziato a sfregare l’accappatoio per asciugarmi. Immagino che il mio corpo fosse molto rigido, perché a un certo punto mi ha detto: «E rilassati!».