Elena Arvigo incontra Marguerite Duras con “Il dolore – diari della guerra”
È una scena aperta e già in movimento quella che attende gli spettatori di “Il dolore – diari della guerra” dagli scritti di Marguerite Duras (“Il dolore”, “Quaderni della guerra” e altri) e da “L’istruttoria” di Peter Weiss, con regia e interpretazione di Elena Arvigo.
Il palco aperto è la casa di Marguerite, che fa accomodare i presenti sul palco, in una vicinanza che li renderà partecipi ancora di più della sua attesa. In sottofondo, le note della celebre canzone contro la guerra “Sag mir wo die Blumen sind” (trad. “Dimmi dove sono i fiori”) di Pete Seeger.
“Straordinario è quello che non si aspetta.”
Perché di attesa di tratta: siamo nell’aprile del 1945, a Parigi, la guerra è finita e gli alleati stanno liberando tutti i prigionieri dei campi di concentramento. Marguerite aspetta il ritorno del marito Robert, incessantemente, ossessivamente, senza darsi pace, nutrendo una speranza con un sottofondo di paura. Questa testimonianza di attesa è stata scritta nei suoi diari, che lei ritrova solo a molti anni di distanza da quei momenti. Le pagine trasudano inquietudine, preoccupazione, sofferenza e anche una luce che si teme arrivi davvero, perché il tanto agognato ritorno dal campo di concentramento è come un ritorno in vita dopo essere stati all’inferno. Nessuno torna uguale a come era partito.
“Ci sono persone che non hanno mai aspettato. Non è normale aspettare così: significa smettere di esistere.”
Nell’attesa ci si aggrappa a ricordi, a momenti, a una vita precedente che non potrà tornare anche se ci fosse un lieto fine. Marguerite si aggrappa a tutto questo, si lascia avvolgere da un sentimento che ne nasconde un altro, si chiede se sia giusto vivere così. “Morire non sarà raggiungerlo, sarà smettere di aspettarlo”, è questa la cruda sentenza. Marguerite non è sola, trova sostegno in Dyonis, che le sta accanto mentre, giorno dopo giorno, la sua attesa diventa una sorta di crudele routine: “Il dolore fa così: soffoca e chiede spazio.”
Un lavoro intenso e profondamente umano quello di Elena Arvigo, bravissima nell’entrare in questo testo potente e diretto e nel donarlo a chi la guarda; la Duras dà il punto di vista femminile di una donna alla fine di una guerra abominevole, che trasforma la sua vita in attesa e l’attesa in dolore con consapevolezza e lucidità. Terminata l’attesa, qualcosa cambia e arriva il momento di prendere una decisione, di scegliere la strada per il futuro. Un monologo da vedere, che arricchisce e coinvolge armoniosamente dall’inizio fino alla fine.
In scena al Teatro Out Off di Milano fino al 20 ottobre.
Roberta Usardi