“Eichmann, dove inizia la notte” uno scontro tra Hannah Arendt e uno dei principali responsabili dell’Olocausto
Il Piccolo Teatro Grassi ospita Eichmann, dove inizia la notte, uno confronto tra due grandi personaggi del Novecento: l’insegnante e filosofa Hannah Arendt, autrice de La banalità del male, e Adolf Eichmann, l’ideatore della soluzione finale. Il risultato è un dialogo dal ritmo incalzante, che induce lo spettatore a riflettere sulla psicologia di un personaggio che ha commesso un crimine atroce e lo informa sui retroscena di uno dei capitoli più cupi della storia dell’umanità.
Hannah Arendt è interpretata da Ottavia Piccolo, un’attrice non più giovane, una scelta dettata forse dalla necessità di attribuire al personaggio saggezza e esperienza. La Arendt dello spettacolo si presenta come un giudice, di cui indosserà persino la toga, e indaga le ragioni di Eichmann nel tentativo di dare una spiegazione alle sue scelte. È un personaggio estremamente austero, che indossa rigidi abiti grigi si concede pochi sorrisi. Eichmann indossa una divisa nazista e tra i due è il più emotivo, forse perché si trova sotto accusa. Paolo Pierobon è un trasformista: ora assume toni affabili, ora si dispera, oppure urla spietati ordini nazisti, o ride con isteria. L’attore ha saputo ritrarre le mille sfaccettature di un personaggio complesso e indubbiamente umano nella sua crudeltà. I due personaggi dialogano senza mai toccarsi in un delicato gioco di prossemica: la distanza reciproca e la posizione assunta sul palco rivela il rapporto che si instaura tra loro, tra chi parla e chi ascolta, chi domina la scena e chi riveste un ruolo temporaneamente secondario, chi è sotto accusa e chi inquisisce, chi giudica e chi è giudicato. Il rapporto tra i due è enfatizzato anche dalle luci infatti, quando un personaggio deve farsi da parte per concedere spazio all’altro, spesso si ritrova in penombra.
Nelle scenografie dominano il colore nero, così come sono oscuri i temi trattati, e una certa simmetria: il palcoscenico è infatti diviso in due da un tavolo posto al centro; in ciascuna parte troviamo due sedie, di cui una sopraelevata come il trono di un giudice e una che sembra il banchetto di un imputato in tribunale, e due attaccapanni, uno per una giacca nazista sulla sinistra e uno sulla destra per una giacca con la stella di Davide e la divisa a righe degli internati nei lager. Tale simmetria enfatizza la contrapposizione tra Eichmann e la Arendt e aiuta a definire la prossemica che scandisce il dialogo. Ad un certo punto della rappresentazione la filosofa aprirà un armadio, dal quale precipiterà al suolo un cumulo di scarpe simile a quello dei prigionieri dei campi di concentramento. I rumori di scena sono suoni che contribuiscono a creare pathos, oppure rumori di bombe e spari tipici di un combattimento, o le urla e i lamenti di persone che stanno vivendo una situazione di terrore. Sullo sfondo del palcoscenico vengono inoltre proiettate fotografie in bianco e nero.
Dallo spettacolo emerge la conferma di ciò che la Arendt afferma nella sua opera La banalità del male, vale a dire che i più atroci criminali spesso sono uomini comuni: Eichmann ha infatti affermato di aver semplicemente eseguito gli ordini dei suoi superiori e di aver commesso delle terribili malvagità per il mero scopo di ottenere una promozione. Il personaggio della filosofa nota inoltre come il nazista abbia reso un crimine contro l’umanità un fatto ordinaria normalità, mentre il buon proposito di liberare gli ebrei si trasforma in una “tentazione”, una sorta di eccezione alla normalità che si verifica quando l’uomo commette un errore. Talvolta le affermazioni del militare sono paradossali, in quanto sostiene di aver fatto del bene agli ebrei offrendo loro una piccola opportunità di salvarsi venendo sfruttati nelle fabbriche.
Nonostante la complessità e la profondità dei temi trattati lo spettacolo è dinamico e frizzante perché è di breve durata (80 minuti), il linguaggio è semplice e il ritmo delle pause e delle battute è ben strutturato. In questi tempi bui di guerra è importante assistere a opere simili per riflettere sulle motivazioni che inducono l’uomo a comportarsi in maniera spregevole e evitare che simili orrori si ripetano.
Valeria Vite
[…] Articolo pubblicato su Modulazioni Temporali. […]