“EFFETTO DUNNING-KRUGER” di Andrea Falchi
Sotto il pergolato della libreria laFeltrinelli in Corso Italia a Pisa, ampia presenza di pubblico per la presentazione di “Effetto Dunning-Kruger – L’asimmetria del giudizio”, sesto libro giallo appartenente al “Ciclo degli Effetti” del chimico pisano Andrea Falchi, pubblicato come i precedenti da Carmignani Editrice.
La giornalista Emilia Vaccaro chiede all’autore di parlare della scelta dell’ambientazione, la zona di Pisa compresa tra San Michele degli Scalzi e l’asse Via Matteotti – Via Matteucci: ancora non esplorata negli altri libri, ma da lui ben conosciuta e a cui quindi ha voluto dare spazio. La pisanità ha sempre grande importanza nei libri di Falchi, la città è anch’essa protagonista e i lettori che vi abitano apprezzano molto i suoi lavori anche per questo motivo. Il discorso poi si sposta su una delle novità presenti nel testo: le illustrazioni. Finalmente i protagonisti, cioè il Commissario Silvestri e l’ispettore Titta (nomi scelti non a caso per dare particolare risalto al rapporto di conflittuale affetto che c’è tra i due e che contribuiscono all’ironia sempre presente), hanno un volto, ma non soltanto loro. La mano che li ha disegnati, come l’immagine di copertina, è di Floriana Santagada, che ha spiegato come sia nato il primo disegno, quello del commissario: a poco poco, limato dalle indicazioni di Falchi stesso. Altro personaggio che ha preso corpo, per quanto si possa dire di ciò che è nato da una fantasia onirica, è Sigaro, alter-ego di Silvestri che compare in sogno all’investigatore per guidarlo nelle indagini: qui appare subito in una prolessi che, ancor prima che lui sia ufficialmente avvertito, gli fa sapere che c’è stato un omicidio. Il primo dei tre, perché in questo libro, l’indagine non è unica: l’autore non ha potuto raccontare molti particolari per non svelare troppo a chi ancora non avesse letto il libro.
La dottoressa Ilaria Vaglini, laureata in filosofia e scienze umane, ha poi spiegato il significato dell’effetto Dunning-Kruger, da cui il titolo: esso ha profonde radici antropologiche, ma la sua scoperta ufficiale è abbastanza recente. Del 1999 il premio Nobel per la psicologia ai due studiosi che ne hanno dato la definizione: la convinzione di essere esperti di qualcosa di cui non lo si è quasi per niente, un difetto degli arroganti che può assumere dimensioni patologiche. Colui che è davvero colto (nel libro si citano Voltaire, Russel, Shakespeare) ha un approccio umile verso il sapere, perché è consapevole che ogni verità trovata non è conoscenza certa e che la conoscenza è un qualcosa in continuo divenire che non può definirsi mai completo. Falchi è passato poi a parlare dei personaggi, in numero ben maggiore dei precedenti romanzi, diversi dei quali presi dalla realtà da lui conosciuta, anche se ha cambiato loro i nomi, come il primo assassinato, il pasticcere. Con gli interventi di persone del pubblico presente è emerso come la scrittura si sia modificata dai primi romanzi, proprio in relazione ai personaggi, al fatto che la loro descrizione e caratterizzazione psicologica si sia sempre più sviluppata. Anche per questo motivo, questo romanzo è più corposo dei precedenti in quanto a numero di pagine. Un libro che non riporta poesie, come invece è avvenuto in precedenza, per una scelta dell’autore di scindere, da un po’ di tempo a questa parte, le sue linee artistico letterarie, quella poetica appunto, la gialla e quella narrativa. A quest’ultima si dedicherà per la prossima pubblicazione. Ci fa piacere segnalare che la presentazione sia stata intervallata da brevi letture, particolarmente gradevole quella con la voce di uno dei giovanissimi figli dell’autore. La giornalista ha infine chiesto se ci fosse già l’idea per il prossimo “Effetto” da affrontare: l’autore ha risposto che è ancora indeciso tra due e non ha voluto dire di più.
Infatti, come ha affermato al termine della presentazione, rispondendo alla nostra domanda, da dove nasca l’idea per ogni nuovo romanzo giallo: “L’Effetto è l’ispirazione da cui poi viene costruita la storia di indagine, e non viceversa”.
Francesca Padula
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