Edizioni Erranti pubblica Le Lucciole
Sono stati pubblicati, per i tipi di Edizioni Erranti di Cosenza, i primi tre volumi della collana di Filosofie e Teatri “La scena di ILDEGARDA”. Si tratta di La mia Idea. Memoria di Joe Zangara di Ernesto Orrico e Massimo Garritano, Lo psicopompo di Dario De Luca e Lucciole. D’insetti, punk e Calabria paranoica di Francesco Aiello.
Il progetto editoriale vede la direzione congiunta di Donata Chiricò e Vincenza Costantino, a segno di una interdisciplinarità da subito data come tratto distintivo e prospettiva a cui tendere. Non a caso il comitato scientifico unisce personalità accademiche di sedi e ambiti disciplinari eterogenei, con lo spirito di far convergere nei volumi approfondimenti e spunti diversi intorno alle drammaturgie proposte.
Ne “La scena di ILDEGARDA” il testo teatrale è un’opera al tempo stesso unica e plurale, collocata al centro di un discorso critico-filosofico che la contestualizza, la mette in relazione a riflessioni, arti e linguaggi specifici. Il primo volume, La mia Idea. Memoria di Joe Zangara di Ernesto Orrico e Massimo Garritano, è concepito come una scrittura stratificata che vede il testo drammatico, affiancato alla versione in inglese e alla trascrizione della partitura musicale originale. Lo psicopompo di Dario De Luca vede in successione la traduzione in inglese e un apparato critico e iconografico che offre un inedito punto di vista sulla tematica del “fine vita”, mentre Lucciole di Francesco Aiello oltre agli interventi critici che introducono e contestualizzano il testo teatrale, contiene una postfazione poetica e il QR code della canzone dello spettacolo. I volumi tentano la restituzione in formato cartaceo della multicodicità dell’evento teatrale, e offrono una traccia tangibile di ciò che si può trattenere dello spettacolo oltre il palcoscenico.
I volumi sono concepiti in stretto legame con l’evento performativo a cui i testi rimandano, per cui le restrizioni dovute al Covid-19 ne hanno penalizzato un lancio che si era sempre immaginato in un contesto in presenza, come momento di condivisione e partecipazione fra artisti e studiosi. Oggi li si promuove guardando al futuro con occhi diversi e una progettualità rimodulata sul presente, ma sempre convinti che l’arte e la sua diffusione debbano nutrirsi del contatto umano e dello scambio materiale che ha ancora il formato del libro fra i suoi veicoli più potenti.
Presentazione delle curatrici
Donata Chiricò insegna Etica della Comunicazione presso l’Università della Calabria. Attualmente si occupa di filosofia linguistica dell’Illuminismo, di storia semiotico-linguistica del potere e delle istituzioni e di teoria e tecnica dell’ascolto e della voce. È autrice del testo teatrale Fermata non richiesta dedicato all’esperienza manicomiale di Alda Merini. Il suo ultimo libro è Quando le parole sono cose. Filosofia del linguaggio e illuminismo (Mimesis, 2020).
Vincenza Costantino insegna lettere al liceo “Lucrezia della Valle” di Cosenza e collabora con il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università della Basilicata. Ha pubblicato numerosi articoli e saggi sui rapporti fra pedagogia e teatro tra i quali Teatro come esperienza pedagogica (Anicia, 2015) e La costruzione pedagogica del teatro (Anicia, 2018).
I tre volumi pubblicati
Quarta di copertina del volume 1 “La mia Idea. Memoria di Joe Zangara”
Chi è Giuseppe “Joe” Zangara? Un freddo assassino, un anarchico un po’ naif, un insolito comunista, un lucido protagonista del suo tempo o solo un uomo solo e disperato? Il testo e la musica de La mia idea. Memoria di Joe Zangara raccontano la vita dell’emigrante calabrese che compì l’attentato ai danni del presidente degli Stati Uniti Franklyn Delano Roosevelt e a seguito del quale morì il sindaco di Chicago Anton Cermak. Joe ha 33 anni quando viene giustiziato sulla sedia elettrica, il 20 marzo del 1933, nel carcere di Raiford in Florida.
Ernesto Orrico (Cosenza 1973). Attore e regista. Ha scritto il monologo ‘A Calabria è morta (Round Robin, Roma 2008), le raccolte di poesie Appunti per spettacoli che non si faranno (Coessenza, Cosenza 2012), The Cult of Fluxus (Edizioni Erranti, Cosenza 2014) e Talknoise. Poesie imperfette e lacerti di canzone (Edizioni Underground?, Milano 2018). È autore dei testi e voce dei Talknoise. Ha lavorato con Teatro delle Albe, Scena Verticale, Centro RAT, Teatro Rossosimona, Teatro della Ginestra, SpazioTeatro, Compagnia Ragli, Zahir.
Massimo Garritano (Cosenza 1973). Musicista e compositore. Borsa di Studio per il Berklee College of Music di Boston, diploma in Musica Jazz presso il Conservatorio di Cosenza. Numerose sono le incisioni discografiche, tra cui: Doppio Sogno (Dodicilune Rec. 2014), Present (Manitù Rec. 2016), Talknoise (Manitù Rec. 2018). È autore di musiche per film, balletti, readings e spettacoli teatrali. Docente di Chitarra Jazz al Conservatorio di Potenza (2016, 2017) e Cosenza (2017, 2018, 2019) e di Composizione Jazz al Conservatorio di Udine (2019).
Quarta di copertina del volume 2 “Lo psicopompo”
Un uomo e una donna, chiusi in casa, si confrontano sulla morte, sul desiderio di morte. Sia in maniera teorica sia come fatto concreto. I due non sono estranei ma una coppia, un certo tipo di coppia, unita da un rapporto importante, intimo. Lui è un infermiere che, in maniera clandestina, aiuta i malati terminali nel suicidio assistito e lei è una professoressa in pensione. Il dialogo si dipana in una dialettica serrata ma placida, come una nevicata, anche intorno a riflessioni sulla musica classica, presenza costante nelle loro vite. I due, con i loro rapporti interpersonali complicati, già minati da una sciagura del passato che fa da sfondo alle loro vite, si troveranno a essere testimoni del mistero della morte e a contemplare l’abisso.
Dario De Luca (Cosenza 1968). Regista, autore e attore nel 1992 fonda con Saverio La Ruina la compagnia Scena Verticale, dirige dal 1999 il festival Primavera dei Teatri e dal 2013 la residenza Progetto More al teatro Morelli di Cosenza. Tra gli spettacoli: La Stanza della memoria (1996), de-viados (1998), Kitsch Hamlet (2006), U Tingiutu. un Aiace di Calabria (2009), Morir sì giovane e in andropausa (2012), Va pensiero che io ancora ti copro le spalle (2014), Il Vangelo secondo Antonio. Tanti i premi e i riconoscimenti assegnati negli anni a lui e alla sua compagnia. Ha pubblicato i testi La Stanza della memoria (La Mongolfiera, 1998), U Tingiutu. un Aiace di Calabria (Abramo Editore, 2010), Il Vangelo secondo Antonio (La Mongolfiera, 2018).
Quarta di copertina del volume 3 “ Lucciole. D’insetti, punk e Calabria paranoica”
Quattro punk e un uomo del “partito”, un edificio da abbattere e un parcheggio da costruire, un’occupazione per salvare degli insetti luminosi, nel profondo Sud della provincia calabrese.
Lucciole se ne vedono sempre di meno e i luoghi in cui le possiamo incontrare sono pochi ormai. Ostinate tornano ogni estate, solo per chi ha pazienza e attenzione, per chi ha la curiosità di andarle a scovare. Salvarle dall’estinzione è un esercizio di ascolto, è apprendere la lingua intermittente della loro luce, è un allenamento a metterne in scena il messaggio e mantenerne vivo il dialogo, perché il rischio di dimenticare è alto. E un’estate senza lucciole è una stagione troppo buia da sopportare.
Francesco Aiello (Cosenza 1981) è attore, regista e drammaturgo. Inizia a lavorare in teatro durante gli studi all’Università della Calabria, dove conseguirà la laurea in Dams. È stato diretto, tra gli altri, da Eimuntas Nekrosius, Max Mazzotta, Francesco Suriano, Lindo Nudo. Oltre a Lucciole, ha scritto per il teatro L’incidente – Io sono già stato morto (2016), L’acquasantissima (2019, insieme a Fabrizio Pugliese) e Dammi un attimo (2020, con Mariasilvia Greco). Ha diretto e interpretato Confessioni di un masochista dell’autore ceco Roman Sikora per PAV – Fabulamundi e Primavera dei teatri.
Presentazione “La scena di ILDEGARDA”
Di Ildegarda di Bingen possiamo senz’altro dire quanto Omero racconta di Odisseo. Fu donna dal multiforme ingegno. Filosofa, drammaturga, artista, cosmologa, biologa, erborista, guaritrice e musicista, a dodici anni entrò in un convento di benedettini come oblata e ne uscì come la “Sibilla del Reno” che, nel frattempo, aveva fondato un ordine femminile e si era guadagnato il diritto di tenere pubbliche conferenze. Autrice, tra l’altro, di un alfabeto e di una lingua tutti nuovi e oggi patrona degli esperantisti, nel convento da lei diretto le suore vestivano di verde. Del resto, Ildegarda riteneva che la verdezza fosse la fondamentale caratteristica del paradiso e la principale qualità di Dio.
La Scena di Ildegarda è una collana di studi che si propone di dare spazio a saggi e a testi teatrali che, prima di tutto, affondino le loro radici nella gloriosa tradizione della riflessione filosofica e drammaturgica. Allo stesso tempo, essa intende dare vita a inedite forme di intersezione tra saperi filosofici e linguaggi della scena, promuovendo un dialogo tra questi ultimi e media tradizionali e nuovi. In fondo il mondo ha bisogno, più di ogni altra cosa, di idee che, come il dio di Ildegarda, sappiano essere verdi, ovvero germogliare e fiorire e, quindi, lussureggiare.