“Ecuba” in scena al Teatro Arcobaleno di Roma
Andato in scena tra il 23 e il 31 Marzo 2019, presso il Teatro Arcobaleno-Centro Stabile del Classico, lo spettacolo “Ecuba” di Euripide, con la regia di Giuseppe Argirò, si è avvalso di un nutrito e validissimo cast artistico che ha prestato brillantemente le proprie competenze al servizio di uno degli innumerevoli importanti testi della tradizione tragica greca.
Con una irraggiungibile interprete quale Francesca Benedetti nei panni della Regina troiana sconfitta e costretta a subire le ulteriori estreme conseguenze della disfatta subita, quale il doloroso sacrificio in memoria di Achille della amata figlia Polissena, interpretata da una delicatissima Viola Graziosi, e con Maria Cristina Fioretti, Elisabetta Arosio, Maurizio Palladino, Graziano Piazza, Sergio Basile e Gianluigi Fogacci, tutto il lavoro giova della grande bravura e del grande carisma di tutti gli attori che affrontano, vincendola pienamente, l’affascinante sfida lanciata dal regista, che cambia la dimensione temporale della vicenda traslandola in un’epoca differente da quella originale e ambientandola, come si evince dai costumi, in un tempo più vicino al nostro attuale – si direbbe i primi decenni del Ventesimo Secolo.
La Regina che, in un inserto drammaturgico speciale a cura dello stesso Argirò, apre la rappresentazione recitando il famoso monologo di Amleto nella quale viene citata, ha – dopo la morte del Re Priamo – tutto il peso della fine della guerra sulle sue vecchie, stanche spalle. Dopo aver, a tradimento, subito la morte dal figlio Polidoro, per mano di Polimestore (Gianluigi Fogacci), il già citato immolamento sull’altare del Pelide Achille di Polissena diverrà il motore delle azioni della sovrana addolorata, che vorrà vendicare il torto subito da chi credeva invece alleato (Polimestore doveva prendersi cura, in cambio di un’ingente quantità d’oro, di Polidoro).
In una serie ordinata di duetti ben recitati con le figure della tragedia
- Ulisse (Palladino),
- Taltibio (Piazza),
- Agamennone (Basile),
- Polimestore (Fogacci)
la vicenda si dipanerà in tutta la sua cruenta chiarezza, fino all’epilogo finale dell’accecamento del traditore e dell’uccisione dei suoi due figlioletti.
Su una scena scarna, dove trovano spazio solo i resti di una vita che fu e che non è più, si ripete l’antico rito immarcescibile del Teatro, vecchio di millenni ma mai desueto.
Giuseppe Menzo